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" In prigione per vendetta?"
Andrea Burzacchini
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Il nostro paese è stato più volte attaccato da Amnesty International sia per la durata della carcerazione in attesa di processo, sia per la condizione delle carceri stesse, indegna di una democrazia. Celle piccole, sovraffollate, in pessime condizioni igieniche; ore passate a non far nulla, mancanza di lavoro, mancanza di attività; galere piene di tossici, di alcolisti, di ammalati di AIDS. Queste sono le condizioni delle nostre carceri all'alba del ventunesimo secolo. Non solo è disumano; non solo è ormai ovunque confutato che non serve come deterrente. Il carcere è esso stesso criminogeno e funziona - ad ogni livello! - come una perfetta scuola di illegalità: ci vai per aver rubato un'autoradio, ne esci pronto per una rapina.
Alla faccia della funzione riabilitativa prevista dalla
Costituzione! Paradossalmente, il carcere rappresenta così il miglior ingrediente per una società meno sicura. Allora? Quali possono essere le alternative?
Ora qui non voglio esprimermi sulle proposte di indulto e amnistia; certo è che se anche una pur limitata misura "svuotacarceri" consentirebbe di alleggerire la situazione di quel tanto che basta per permettere una vita più umana all'interno delle celle (vale la pena ricordare che l'attuale numero dei carcerati in Italia - circa 54.000 persone - eccede di quasi 20.000 unità la capienza totale delle carceri stesse), la situazione si riproporrebbe negli stessi termini nel giro di poco tempo.
Urge allora una riforma vasta dell'istituzione carceraria e della pena stessa. Sono tante le proposte in campo mosse dalle diverse personalità, associazioni e figure istituzionali del
settore, che pur nelle loro differenze di idee e opinione, anno avuto in comune un reale interesse nella radicale trasformazione dell'universo carcerario. Ricordo che Coiro qualche anno fa, poco prima della sua scomparsa, disse in un dibattito:"Il mio obiettivo è di raggiungere una situazione in cui non più di 5-10 mila persone siano in carcere". Ecco, in questa prospettiva le alternative alla pena potrebbero essere già comminate in sentenza, secondo il cosiddetto principio di ricompensazione: il "delinquente" deve fare qualcosa per rifondere il soggetto colpito.
Questo principio può essere applicato non solo ai reati di lieve entità (hai passato la serata a bruciare cassonetti? Lavori quindici giorni alla nettezza urbana), ma - con impiego di moderate risorse umane - anche a quelli di maggior rilevanza.(hai investito una persona mentre superavi i limiti di velocità? Vai a lavorare in un centro di riabilitazione)
Utopia? In Germania ed in Svizzera il
Täteropferausgleich (compromesso tra reo e vittima) è stato applicato anche nel caso di delitti più gravi: in molti casi si è verificata con successo sia la riabilitazione del reo che un processo di "ricompensa morale" nei confronti della vittima. E' infatti dimostrato, nonostante certa opinione pubblica "forcaiola" non lo riconoscerà mai, che "vedere il delinquente dietro le sbarre" non aiuti affatto la vittima, se non ad appagare i suoi bassi istinti di vendetta.
Tutto questo, sia chiaro, non ha nulla a che vedere col perdono. Ma il superamento del carcere è un ingrediente fondamentale per una società più civile.
Voi cosa ne pensate?
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In questi giorni in Italia c'è un clima teso sugli argomenti che riguardano la criminalità. Non è facile parlare di superamento del carcere. Le reazioni sono spesso scomposte. Si avverte una certa ansia forcaiola e poco costruttiva. Sono d'accordo con quanto scritto nell'articolo e con la soluzione proposta. Probabilmente non è l'unica e neppure la migliore, ma come spesso avviene le soluzioni più costruttive, quelle in grado di migliorare sensibilmente la società, non sono le prime che vengono in mente e vanno cercate con pazienza. Ci vuologlio il coraggio di sperimentare e la fantasia per immaginare, ma sono convinto che questa sia l'unica strada per non nascondere il problema, affrontarlo realmente e costruire una società migliore.
Giovanni Sonego, Modena

Sento di essere uno di quelli che preferiscono sbattere tutti i criminali in prigione, non per vendetta ma bensì per giustizia. Secondo me chi trasgredisce le leggi va punito a seconda della gravità del reato commesso. Sono a favore delle carceri "umane", ma sono molto perplesso sull'amnistia e sull'indulto...
Giodimo, Modena

Ho avuto modo di vedere il funzionamento della giustizia sulla mia persona.Dopo avere scontato una condanna per truffa e bancarotta,mi trovo di nuovo indagato per gli stessi reati.In Italia la truffa e la bancarotta sono considerati più pericolosi della rapina o dell'omicidio.Basta vedere le condanne inflitte.Lo stato si scaglia contro atti di clemenza con la scusa della sicurezza dei cittadini, ma nello stesso tempo vara leggi per accogliere chi maggiormente commette atti di microcriminalitàUn vero e proprio schifo.
diflavio franco, ascoli piceno

Non perdonerò mai a Noe' di aver imbarcato
anche una coppia di zanzare.

Moschicida, Stalingrado

27/07/2000
Le condanne inflitte per omicidio non sono di certo equiparabili a quelle per truffa o bancarotta fraudolenta. E mi piacerebbe anche capire perchè questi ultimi due reati dovrebbero essere meno gravi di una rapina. Una truffa equivale ad una rapina, in termini di danno economico, la bancarotta fraudolenta è un danno economico procurato allo stato che, non dimentichiamolo, non è una entità astratta, ma siamo tutti noi. La bancarotta, così come la frode fiscale e l'evasione causa un danno alla collettività. Se penso che potrei pagare ogni anno il 20% di tasse in meno nel caso TUTTI le pagassero, mi sento ribollire il sangue, altro che microcriminalità!! Una zingara mi può fregare 50.000 lire una volta ogni dieci anni, gli evasori mi fottono 3.000.000 ogni anno. E la maggior parte di loro è impunita e pontifica sul fatto che "in Italia non si può lavorare", che "lo stato è ladro" ed invoca la ghigliottina per i ladri di polli. Che paese di merda!
Skipper,

27/07/2000
Sono perfettamente d'accordo con Skipper: quello che dice è bene che sia sempre e comunque ricordato. Anche se, senza fare troppo "teatro" bisogna sí considerare anche il "danno morale" inferto dallo scippo, la rapina violenta etc...
Comunque mi pare che l'articolo di Burzacchini si riferisse soprattutto alla condizione delle carceri in sé, a cosa serve (o, appunto, non serve) il carcere.
Le sentenze alternative (non pene, sentenze, giusto!) hanno lo scopo di "riabilitare" lo scippatore come il bancarottiere, l'assassino come il microrapinatore, il truffatore come il magnaccia...
Credo sia di questo che dovremmo discutere.

Johannes Buchholz, Perugia

29/07/2000
Sono depressa!
A quanto pare tutto il mondo e` paese! Anche qui sotto da noi ci sono persone che hanno commesso reati lievi e scontano condanne esagerate, mentre altri con varie scuse di giustificazione al reato commesso, per esempio: era ubriaco e guidava, e` un drogato "poverino", e` stato molestato da bambino, ha avuto una infanzia infelice, e` momentaneamente (e` possibile?) malato di mente, ecc. ecc. non vanno addirittura in carcere!
Io sono per una giustizia "giusta" ... chi commette un reato deve pagare in proporzione, non sono per la pena di morte, ma per il carcere a vita si`!
Si cerca sempre di aiutare i criminali a rimettersi sulla giusta strada, ma alle vittime chi ci pensa? Non trovo giusto che una famiglia sia distrutta da ubriachi e drogati o persone che non hanno il controllo di se stessi per essere poi scusati, tanto la o le vittime sono morte e non ci si puo` fare niente!
Come al solito sono sempre le minoranze che fanno piu` chiasso, la maggioranza sopporta o forse dorme?

Loredana, Canberra

31/07/2000
Desidero rispondere a Loredana, che dall'Australia dice: "Si cerca sempre di aiutare i criminali a rimettersi sulla giusta strada, ma alle vittime chi ci pensa?".
Ci pensa chi vuole un'alternativa al carcere, Loredana.
Il bisogno di sentenze alternative, come cerco di spiegare nell'articolo, non nasce da umanità nei confronti dei delinquenti ("son pur sempre
persone", etc...) ma proprio dal fatto di proteggere la società, le vittime.
Ciò che si sta dimostrando ormai dappertutto é che il carcere é criminogeno, cioé chi va in carcere ne esce peggiore, pronto per (ri-)delinquere.
Le sentenze alternative hanno invece lo scopo di "insegnare" al reo di non delinquere più, quindi di difendere la società "sana".
Insomma, più carcere e più carcere duro, sempre più saranno i delinquenti per le strade; meno carcere e più misure "ricompensative", meno saranno i delinquenti per le strade.
Come vedi tutto questo non ha nulla a che vedere con i "poverini", con le infanzie infelici, eccetera.
Un saluto
Andrea Burzacchini, Mainz

31/07/2000
Tutte parole decisamente sante e piene di logica e di buoni propositi, ma come al solito non approdano a nulla perchè a mio avviso non si tocca il vero tasto della situazione.
Avete idea di quanto rendono agli organi preposti 54.000 detenuti......? a che credete che vada quella enorme cifra che certi identificano in circa 400.000 lire al giorno di spese per ogniuni di questi poveri diavoli.
Quanto pensate che riescano ad incassare da ogni detenuto gli avvocati..?
Gira una cifra li intorno che è superiore ad una piccola finaziaria da 15.000 miliardi .
Ditemi ora chi è quello stupido che sarebbe disposto avedere dimezzati i suoi utili

Garibaldi, Vicenza

31/07/2000
Ciao Loredana, come si sta a testa in giù?
Scherzi a parte, credo che il tuo commento sia forse un po' troppo duro: qui in Italia chi è ubriaco non gode affatto delle simpatie della giustizia ed i drogati vanno in galera solo per esserlo. E' vero anche che per i reati di tangentopoli ha pagato una minoranza e che un certo fronte di opinione vede, in questo caso, la giustizia come una "persecutrice". In realtà qui da noi il garantismo si applica, per davvero, solo a loro, forse perché non è mai stato facile mettere i ricchi in galera. In questo tutto il mondo è paese, anche gli USA, come nel famoso caso di O. J. Simpson: se non fosse stato miliardario a quest'ora sarebbe già stato messo a sedere sulla sedia elettrica.
Ma quello di cui si parla nell'articolo è la possibilità di usare la pena detentiva per far sì che chi esce di galera non lo faccia dopo aver seguito un intenso ... "corso di aggiornamento ed evoluzione al crimine", ma che sia in grado di reinserirsi nella società e non ripetere l'errore, perché non sempre dietro ad un atto criminale c'è una precisa volontà. E chi sbaglia è giusto che debba pagare, ma quando ha pagato gli deve essere data la possibilità di ri-costruire la sua vita su basi diverse.
L'idea che citava Andrea, di coinvolgere le famiglie delle vittime in questo processo di riabilitazione dei rei non può certo essere applicato a tutti i casi e neppure si può pretendere che le famiglie lo accettino, ma chi lo vorrà fare avrà la possibilità di sostituire al proprio sentimento di vendetta (che comunque lo stato, in quanto tale, non può applicare), una volta avuta giustizia, la soddisfazione di aver riportato "dentro" la società persone che volontariamente o involontariamente ne erano uscite. Quel che è successo recentemente a Napoli dimostra che qui in Italia questa strada sarà molto difficile da seguire, ma ritengo abbia un senso, perlomeno, provarci.

Claudio, Reggio Emilia

03/08/2000
prima di parlare del carcere o cosa ce nel carcere doviamo sapere perche e stato creato il carcere,da quello che so che il carcere e stato creato per punire quelli che hanno commesso dei reati,allora e un modo per abbassare il livello della criminalita nel paese,ma una sorge un domanda :il carcere diminuisce veramente la criminalita?
una volta parlavo con un amico,e quest'ultimo me ha raccontato un storia che ha vissuto il suo amico,la storia e:
il suo amico e stato incarcerato per vendita di droghe,ma l'amico non vendeva droghe ma faceva di contatto tra il venditore e lo spaciatore ed era la prima volta per l'amico. doppo aver finito la condanna l'amico non ha smesso di fare questo lavoro ma e uscito piu intusiasmato a fare lo spaciatore,questa e un storia vera e forse e sucesso lo stesso ad altri,allora questo carcere e veramente la soluzione?

Ahmed - Tangeri, Tangeri

17/09/2000
Americani assassini
@, @

29/07/2006
io penso che l aministia la devono fare per allegerire i fascicoli nei palazzi di g
iustizie e di fare legge piu severe io non trvo giusto che il condannato la sua punizione sia solo stare chiuso in una cella e i figli e le loro compagnie come vivono ce lo siamo mai chiesto tutto questo allarala prima cosa inseriamoli nel lavoro e diamoci una vita sociale no che queste persone che hanno sbagliato non possono vivere piu perche hanno un marchio nella lora vita si deve cancelare tutto del loro passato e devono avere una vita come noi nosempre marcati poi se sbagliano di nuovo non ci deve avere piu nessuna gevolazione chie che nella vita non ha mai sbagliato noi siamo peccattori di adamo eva e poi io dico non e giusto che loro soli sono persone che fanno paura non sono mostri sono persone come noi facciomoli vivere e diamola luttima ppossibilita associamoli a noi e lostoto gli deve dare lavoro a queste persone devono poter vivere anche loro come noi vi saluto da nunzia parisi puo esprimersi cosi solo chi ha SOFERTO NELLA VITA PENSATE IO SONO UNA PERSONA CHE SONO STATA CONDANATA INGIUSTAMENTE ANCHE CHE IO HO PAGATA TUTTO MA IO HO VERGOGNIA DEL MIO CASSELARO NON POSSO ACCEDERE NUSSUNO BANDO DI CONCOSO E SONO UNA PERSONA ONESTA E NON VOGLIO CHE FANNO I STESSI ERRORI COME L ANNO FATTO CON ME CIAO DA NUNZIA PARISI

PARISI NUNZIA (81.208.83.221) , NAPOLI

29/07/2006
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Anno VIII - Dir. Editoriale G. Sonego
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