di Guido Molinari

Nelle opere recenti di Leonardo Pivi sempre di più la leggerezza, la velocità, la mobilità della dimensione elettronica giunge a fondersi con l’arcaico e il primitivo. Nelle tre sculture di grandi dimensioni il cemento armato viene impiegato per dare concretezza a questi "sogni elettronici" fino a rendere i personaggi delle presenze "vive e reali" che si avvalgono di proporzioni umane. Materiali da costruzione lucidi, instabili, aperti alle modificazioni, quali il "pongo" o i mattoncini giocattolo per bambini, si trovano ad interagire con un altro materiale da costruzione estremamente più solido e immutabile, il cemento armato.

non ti scordar di mè un pò di qua, un pò di là


Dunque il "finto" tecnologicamente del mondo del giocattolo, frutto dell’industria e della lavorazione in serie, si trova a convivere con un barbarico "non finito" appartenente alla dimensione scultorea, o meglio con una potente e mentale "bassa definizione" delle forme, in cui alcune energie che spingono verso la creazione, permangono sospese in una dimensione potenziale. Poco allora un essere rattrappito, arcano e misterioso, forse reliquia o forse trasfigurazione della mummia glaciale del "Huslabjoch", subire una forte attualizzazione nel presente grazie all’aggiunta di piccoli "ready made", come il variopinto fazzoletto sul capo o i denti d’animale inseriti nell’arcata dentale superiore. Con l’opera intitolata "Non ti scordar di me" ci troviamo al cospetto di una probabile mutazione aliena: un personaggio dai tratti fumettistici e dalla stilizzazione arcaicizzante sorregge un piccolo grattacelo giocattolo. In questa creazione ironia, sessualità e santità convivono in un’unica immagine dove il santo, come vuole la tradizione iconografica, sorregge benevolmente la città, distendendo su di essa il suo carisma protettivo. Ma ecco che proprio l’ironico grattacelo, versione attualizzata di antiche torri, svela attraverso uno spiritoso processo di "condensazione", la sua mal celata caratteristica di simbolo fallico. La terza opera di grandi dimensioni vede un personaggio, come una eco giunta a noi dal medioevo su cui domina una deformazione di impronta espressionistica, rappresentare nella tridimensionalità un ideogramma egizio. Il mixaggio tra differenti culture, lontane nello spazio e nel tempo, trova un’integrazione con la produzione in serie dell’età contemporanea attraverso l’impiego, accanto alla statua, di finti e colorati animali da cortile. Sembra quasi che questi piccoli oggetti-totem da giardino acquistino un’anima in presenza del loro "fratello maggiore", uniti ad esso da vari elementi: innanzi tutto lo stesso materiale, il cemento armato, ma soprattutto, in entrambi i casi, un’unica regia "concettuale" che domina e controlla le operazioni.

fratello maggiore




CLICK E TORNI A
GIRAMONDO
CLICK E TORNI A
FABBRICA ITALIANA D'ARTE

© 1996-97 Giramondo
PIANETA s.r.l.