di Doriano Rabotti

La seconda fermata sull’autobus della memoria ci porta ancora più indietro nella storia di Sassuolo. La collezione del commendator Roberto Costi, che ci ha gentilmente concesso di poter ospitare le immagini più belle tratte dalle cartoline d’epoca di Sassuolo, è davvero sterminata. Le due foto che vi proponiamo in questo numero sono dei primissimi anni del secolo, e lo si può intuire facilmente non solo dalla diversità del paesaggio, ma anche dalla ‘foggia’ (una volta si diceva così, no?) dei vestiti e dai baffoni alla Groucho Marx dei sassolesi ritratti. Cominciamo proprio dalla più antica delle due cartoline, quella che immortala lo Chalet delle terme della Salvarola, dalle cui scale scendono signori vestiti alla moda.


Solo che è la moda del 1911, l’anno in cui la foto fu scattata. Sullo sfondo si intravede quello che era chiamato lo ‘Chalet dei bagni’, dove era possibile ricevere le cure termali. Ancora oggi alla Salvarola si trovano le uniche Terme della provincia di Modena, ma ovviamente il paesaggio e le tecnologie sono molto diversi, e anche i baffi.
Per fortuna.

La seconda foto invece ritrae uno dei punti più conosciuti e frequentati della città già allora, nel 1912, quando fu scattata questa foto.

La piazza adesso si chiama Martiri Partigiani, allora era intitolata a Vittorio Emanuele secondo. Sullo sfondo si vede il Palazzo d’Espagnac, che fu poi distrutto. Oggi c’è una banca. Al centro della piazza campeggia la Guglia, uno dei simboli di Sassuolo, con la vasca della fontana. Solo dieci anni fa questa foto sarebbe stata irriconoscibile, poi per fortuna gli amministratori hanno fatto restaurare il prezioso monumento. La vasca è diventata un passaggio per i pedoni, ma la Guglia è tornata bella come prima. Unico neo, se vogliamo fare gli ambientalisti, è che tutta la piazza è adibita a parcheggio. Ma se non ci fosse piazza Martiri con i suoi posti macchina, in una città disegnata male come Sassuolo, per l’inquinamento sarebbe anche peggio, perché quello dei parcheggi è sempre stato ‘il’ problema. Non lo era allora, evidentemente.

Doriano Rabotti
 

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