Un mio amico (Pino) mi ha raccontato di aver letto su un quotidiano locale, non piu’ di due anni fa, questa notizia:

Un signore che aveva subito un’operazione ad un piede ed era stato anestetizzato, tornato a casa dall’ospedale, essendo stanco, era andato subito a letto e si era messo a dormire. Alla mattina, quando ha provato a alzarsi da letto, si sentiva strano e non riusciva a trovare l’appoggio per stare in piedi. Allora si guarda e scopre che durante la notte il suo cane gli ha mangiato il piede operato, e lui, non avendo patito alcun dolore a causa dell’anestesia, non si e’ accorto di niente.


Un altro mio amico (Sandro M.) mi ha riferito una storia che gli raccontava sempre suo nonno, che dovrebbe essersi svolta a Magreta (MO) quasi cento anni fa:

Quattro giovani, di quelli che amano fare gli stuipidi, sono stati a un funerale. La sera stessa, mentre sono all’osteria a bere un po’ di vino, si mettono a parlare di cimiteri e della paura dei morti, e uno di loro, che ama fare il gradasso, dice che per una certa cifra andrebbe subito al cimitero a toccare il morto che e’ ancora esposto nella cappella. Gli altri accettano la scommessa.
Allora i quattro si alzano e vanno al cimitero.
La’, davanti al cancello, si mettono d’accordo che per dare una prova di essere entrato veramente nella cappella il ragazzo deve piantare il suo coltello sul tavolo dove la salma e’ esposta. Il ragazzo scavalca il cancello e si avvia verso la cappella.
Passa il tempo. Aspetta aspetta, arriva l’alba e i tre stanno ancora attendendo l’amico che non fa ritorno. A un certo punto, visto che ormai e’ diventato giorno, si decidono ad andare anche loro nella cappella per vedere cosa e’ successo.
Entrano e trovano l’amico per terra morto, duro come un sasso e coi capelli dritti. Allora si accorgono che un lembo del suo tabarro e’ stato inavvertitamente preso dal coltello piantato nel tavolo come segnale.
L’amico, dopo aver piantato il coltello, si e’ voltato in fretta per uscire, e sentendosi tirare dal morto, e’ morto di spavento.



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