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2 marzo 2000
CI VOGLIO CREDERE!

Holliwood, di solito, si stupisce quando un film realizzato da giovani senza l'aiuto delle grandi case cinematografiche batte i record di incassi. Per esempio, American Graffiti, costato 750.000 dollari quasi trent'anni fa, incassò 55 milioni di dollari nelle sale. Tuttavia per The Blair Witch Project non ci sono precedenti: girato nel 1997 con mezzi di fortuna, è costato ai registi-produttori Myrick ed Sanchez soltanto 35.000 dollari; nel gennaio del 1999 è stato venduto a una piccola casa, la Artisan, per un milione di dollari; nella sola prima settimana di proiezioni ha incassato oltre cinquanta milioni di dollari. Tenendo conto degli incassi futuri, delle versioni estere, delle videocassette e del merchandising Time e Newsweek - che gli hanno entrambi dedicato la copertina - non hanno dubbi: si tratta del più grande affare nella storia della cinematografia mondiale. Il fatto è che The Blair Witch Project non è soltanto un film. E' la storia di un'idea e della sua vendita al pubblico attraverso l'uso, simultaneo o successivo, di mezzi diversi. Un anno prima dello sbarco nelle sale cinematografiche, nel giugno 1998, è stato lanciato un sito web diventato in breve popolarissimo. Da allora nelle università americane sono cominciati ad apparire manifesti con una grande scritta MISSING e le fotografie di tre giovani studenti - Heather, Joshua e Michael (gli attori, che nel film usano i loro veri nomi) dati per scomparsi nell'ottobre 1994 nei boschi intorno a Burkittsville (un tempo chiamata Blair), nel Maryland, mentre giravano un documentario sulla strega di Blair per un esame universitario. Inoltre, con anticipo sul film è uscito un fumetto, dato per ricavato dagli appunti di un altro studente, Cece Malvey, che avrebbe indagato nel 1983 sullo stesso argomento poco prima di morire suicida. Il fumetto non si riferisce alle vicende del film, ma ne costituisce una sorta di prequel, così come il libro omonimo compilato da Stern e uscito insieme al film è invece un sequel, una collezione di "documenti" sulle indagini della polizia e di investigatori privati sulla sorte dei tre studenti scomparsi, prima e dopo il "ritrovamento" nel bosco (che sarebbe avvenuto nel 1995) delle pellicole che avrebbero girato prima di sparire. Certo, il sito Internet, il fumetto e il libro riportano (ma in caratteri microscopici) l'avviso che si tratta di fiction, e anche il manifesto MISSING rimanda al sito Internet dove, con un po' di buona volontà, si può scoprire abbastanza rapidamente che la storia è inventata. Ma milioni di americani (soprattutto studenti) hanno preso l'annuncio della sparizione sul serio, e alcuni si rifiutano ancora oggi di credere che il film sia un'opera di pura fantasia.

La stessa cosa è accaduta in Italia: The Blair Witch Project, ha diviso gli spettatori e nessuno ci ha capito niente: in molti sono convinti che è tutto vero e giurano che non faranno più escursioni nei boschi, è nato perfino un sito sulle streghe italiane altri si sono letteralmente annoiati aspettandosi un filmone dai mega effetti speciali il più possibile splatterosi oppure hanno avuto attacchi di nausea causati dalla camera a mano; altri ancora non possono fare a meno di riconoscere la genialità della costruzione di questo prodotto. E’ senza dubbio geniale l’aver usato per un film il classico espediente letterario del "diario" ritrovato dopo la morte dell’autore come è geniale il fatto che i tre ragazzi non sanno la sceneggiatura del film per cui improvvisano in continuazione, ma la vera lampadina, il segreto del successo, sta nel tam tam planetario causato da internet, che è riuscito a trasformare un filmetto indipendente del Sundance Film Festival, pieno di pecche se vogliamo, in culto di massa e questo dà da pensare…

Anna Petroni



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