DIARIO DI GUERRA

Marted́ 25 maggio 1999
Il blues del black-out

Ciao!
Negli scorsi giorni i problemi connessi con i black out sono stati il
principale argomento di conversazione tra la gente. Dopo l'uso di speciali bombe a filamenti di carbonio (le ormai notissime bombe alla grafite, ndt) la Nato ha proseguito giorno dopo giorno nel distruggere le infrastrutture di base della produzione e distribuzione dell'energia elettrica in Serbia con le care vecchie bombe tradizionali. Siccome molti di voi non avranno mai avuto l'esperienza di un grande black out forse e' meglio descrivervi com'e' nella realta'... Prima di tutto la maggioranza delle persone non ha acqua durante le ore del black out, perche' le pompe non possono distribuirla e le persone che vivono ai piani alti dei palazzi (come me e Gordana) rimangono senz'acqua.
Inoltre il cibo congelato va a male e deve essere buttato nella spazzatura, nel bel mezzo della guerra. Molte persone a Belgrado regalano allo zoo il cibo non piu' commestibile (per gli esseri umani se non altro).
Per non parlare dei problemi degli ospedali, panetterie, fabbriche o semplici famiglie con bambini neonati, che riamangono senza energia. Riuscite ad immaginare com'e' quando qualcuno che vive in alti edifici MUORE durante un black out? (Si', succede).
Passare molte ore al buio di notte, mentre gli aerei ti bombardano e' un'esperienza spaventosa.
Non hanno neanche bisogno di tagliare fuori la Serbia da internet, visto che in queste condizioni i collegamenti internet stanno diventando sempre piu' difficoltosi. (Tra parentesi, se mi avete mandato una e-mail e vi e' tornata indietro, siate pazienti e rimandatemela!).
La cosa buffa e' che lasciare un'intero paese al buio non sembra "cosi'" terribile, come per esempio uccidere gente con le bombe, cosi' che la distruzione delle centrali elettriche serbe non causa sui media occidentali alcuna sensazione, anche se e' una misura che ferisce milioni di persone.
"Qui le copertine di tutte le riviste hanno foto del nuovo film di Guerre Stellari, e non si parla affatto della Yugoslavia", mi scrive Chris Ware (Stati Uniti, ndt) nella sua recente lettera. "Speravo di poter dire che il mondo fosse impazzito - ma temo che sia sempre stato cosi'; e' solo l'ennesima variazione sul tema e noi siamo semplicemente artisti abbastanza stupidi da pensare che le cose dovrebbero andare diversamente"...
Ci vediamo
Sasa

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