Il mulino della Galla
Un elemento notevole dell'aspetto della città di Reggio all'inizio del trecento è fornito dal sistema di canali che lo attraversano e che scorrono quasi sempre scoperti all'interno delle mura.
Questa rete di canali fornisce l'unica forza motrice disponibile con una serie di mulini; con le loro acque si irrigano gli orti, si lavano le vie e le piazze. In città si pascolano infatti anche gli animali, compresi i porci, e ciò comporta problemi igienici cui gli amministratori fanno fronte facendo convogliare i rifiuti in canali che la percorrono tutta.
L'acqua arriva per mezzo del canale di Secchia detto anche Brigno, che entra da Porta Castello e ne esce in quattro punti: Porta S. Croce, la Veza, Porta S. Nazario e Porta San Gosmerio, dopo avere alimentato tutta la serie dei mulini esistenti. Un canale si stacca dal Brigno e aziona le ruote del Mulino di Galegana ed esce lungo la strada omonima.
Nella stessa via si trova un altro mulino detto "il Mulino della Galla" dove si macinano le galle delle querce il cui tannino viene impiegato nella concia e tintura delle pelli. Sicuramente confluivano a questo mulino tante galle, che sono neoplasie che si formano su vari organi di molte piante, soprattutto querce, e sono dovute alle punture di insetti, galle che si formano sulle querce indubbiamente ancora presenti a Reggio in gran numero, alcune addirittura all'interno della cerchia muraria.
"Se il nome Galegana (ora via Galgana) derivi da galla non saprei dirlo", dice Vittorio Nironi nella sua pubblicazione "Reggio ai tempi di Dante"; noi crediamo che vista anche la coincidenza del nome dell'altro mulino il "fitonomo" (nome derivato dal vegetale) sia quasi certo.

Nell'immagine alcune galle di una quercia.






Ugo Pellini



La storia di Reggio attraverso gli alberi


© 1996 Giramondo
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