Orti e broli
Nel 1314 vengono ultimati i lavori di costruzione della cerchia muraria a perimetro esagonale che costituirà per i secoli successivi una barriera verso la campagna.
Di alberi e di spazi verdi all’interno di questo disegno esagonale, ancora oggi definito dopo l’abbattimento delle mura avvenuto solo poche decine di anni fa, ce ne sono ancora parecchi. Sono soprattutto orti e prati, in parte ancora incolti tenuti a disposizione per eventuali espansioni delle abitazioni. Questo verde costituisce anche una riserva preziosa in caso di necessità alimentare impellente: quando cioè assedi, guerre e carestie impediscono l’afflusso di derrate alimentari dalla campagna.
Non mancano tra le abitazioni e le aree coltivate ampi spazi invasi da rovine mescolate da vegetazione spontanea.
Nei periodi di pace sono utilizzati per le coltivazioni anche le aree dei fossati; le cronache parlano di orti, vigne, piccoli frutteti delimitati da rigogliose siepi.
Numerosi sono gli orti annessi ai conventi dei frati (è del 1244 l’entrata a Reggio dei Francescani) e alle altre chiese esistenti. Fra Salimbene in "Chronicon regiense" descrive un Orto dei frati minori e cita gli alberi che circondano il Monastero di S. Prospero. Si comincia a parlare di Broletto: la zona della città ancora conosciuta con questo nome deve il nome proprio ad un Orto chiuso appartenente alle canoniche della Cattedrale, il termine brolo sta infatti ad indicare uno spazio ad orto di estensione limitata. Nelle campagne sono presenti alberi di grosse dimensioni e costituiscono spesso il punto di riferimento per l’orientamento dei viandanti, punti riportati in seguito anche nelle prime rappresentazioni cartografiche dei secoli successivi.

Nell’immagine una ricostruzione della Reggio medioevale: in giallo l’area del palazzo imperiale, in azzurro il Crostolo e i canali, in giallo con pallini verdi il "Brollus communis" (gli orti comuni).
Ricostruzione W. Baricchi.






Ugo Pellini



La storia di Reggio attraverso gli alberi


© 1996 Giramondo
PIANETA s.r.l.