Gli alberi da frutta
Quando il campo arato prende il posto della selva intorno al podere sorgono le vigne, gli orti e iniziano le coltivazione delle piante arboree. Assumono sempre più importanza gli alberi da frutta che diventa parte integrante dell'alimentazione, fino all'alto Medioevo infatti la frutta era un cibo raro e di lusso.
L'arboricoltura prende poi il sopravvento sulla orticoltura e si comincia a parlare di Orto-pomario. Se andiamo a leggere i documenti di età successiva scopriamo che "la piantagione dei peri e delle mele diventa obligatoria; per ogni pertica di vigna deve esservi almeno un fico e due peschi".
Uno statuto del 1266 stabilisce pene severe ai rivenditori di frutta che raccolgono le ciliege rovinando i rami; solo la più giovane delle figlie del mezzaiolo può offrire alla più giovane delle figlie del padrone, il giorno di San Michele, "una rama de cerase primaticce sanguigne, distaccata dal tronco ed onusta del bel frutto carnoso".
Nelle carte rusticali del XIV secolo compaiono disegnati i frutteti con alberelli colorati di verde. A volte l'agrimensore dimentica di indicare una strada importante o un fossato profondo, ma segnala ad esempio "il pereto de Biaxo, il meleto de Gualterio o la vinea de illorum Bombage".
Pene severe sono sancite per chi devasta gli orti, i broli e i giardini: chi guasta un giovane albero innestato paga dieci libbre di ammenda e se l'albero è fruttifero la pena è raddoppiata.
Nel XII e XIII secolo quasi tutte le nostre strade di campagna sono fiancheggiate da alberi d'alto fusto, residui dei boschi antichi.
Nel 1267 troviamo la zona limitata dalla strada che da Reggio conduce a San Martino in Rio, per villa Prato, occupata da dense boscaglie tanto che per mantenere il transito si deve provvedere al taglio degli alberi ai lati della strada per un'ampiezza di sei braccia. Ebbene quando si provvede a recidere queste piante ingombranti l'attenzione del legislatore arriva sempre a salvaguardare l'albero fruttifero che è sacro al punto da indurlo a disporre che siano lasciati in piedi anche quei frutti che si trovano negli alvei dei canali o piantati sulle arginature.
Quando nel 1308 si sistema l'alveo del Rodano per favorirne il decorso delle acque si stabilisce che " solum arbores non portantes fructum quae sun super ripa et in alveo Rodani incidantur ad pedem" (siano da tagliare al piede solo le piante che non portano frutti).

Nell'immagine le nuove coltivazioni:la viticoltura e gli alberi da frutta.






Ugo Pellini



La storia di Reggio attraverso gli alberi


© 1996 Giramondo
PIANETA s.r.l.