L'utilizzo del bosco
In età comunale la situazione comincia a cambiare anche in pianura, ampi spazi dapprima occupati dalle selve lasciano il posto a tanti piccoli appezzamenti che cominciano ad essere coltivati. Nasce la mezzadria, le prime norme che la regolano sono del 1265, che porta ad uno sfruttamento più proficuo (per l'uomo) del territorio caratterizzato ora in prevalenza da abitazioni isolate.
L' abitazione (la domus) è distinta dal rustico con servizi e gli appezzamenti destinati alla coltivazione sono delimitati da fossi e siepi. I terreni vengono dissodati, avanzano le coltivazioni foraggere e fa la sua comparsa la piantata padana; secondo Pier Crescenzi i primi alberi in filare che sorreggono la vite sono della fine del 1200.
Rimangono naturalmente ancora grandi estensioni di terreno ricoperti da alberi ( non sono più le grandi Silvae, ma si parla di boscus, la selva minore dove le piante vengono ceduate periodicamente).
L'uomo utilizza il bosco per la raccolta della legna, per riscaldarsi, per fare mobili e strumenti per l'attività agricola oltre che naturalmente per il pascolo del bestiame.
Il boscus Berxanae, il boscus Sparatae, il boscus Villae Imbretae, il boscus Forestae, il boscus de Salisazo, che fanno parte della Curtis mantuana, danno il nome ai primi gruppi di case di Domus de boscho (la zona compresa tra Argine e l'attuale Cadelbosco).
Questi boschi in parte proprietà del Comune di Reggio sono motivo di contese e di liti infinite per il loro utilizzo e tanti si sentono in diritto di tagliarvi la legna in virtù del fatto che "roba de Comuno era roba de nissuno".
Nel 1211 deve intervenire lo stesso Podestà di Reggio che divide le proprietà private (della famiglia Da Gesso ) da quelle comunali che rimangono liberi e adibiti ad uso pubblico.
Oltre a quelli di Cadelbosco esistono un po' dappertutto dei boschi; "ne troviamo- dice Rio nel suo Vestigia Crustunei- a Gavassa, a Calvetro, a Roncocesi, a Prato, a Trignano, a Fosdondo, a Canolo, a Massenzatico e a Sesso d'alto fusto. Cedui nella Frassinara,nelle Geminiole, nell'imbreto e nei Ronchi di Fosdondo".

Nell'immagine il taglio di un bosco per fare posto alle coltivazioni.






Ugo Pellini



La storia di Reggio attraverso gli alberi


© 1996 Giramondo
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