Il palo di maggio


Quando abbiamo parlato dell'Albero della libertà abbiamo affermato che era stato istituito durante la rivoluzione ed era arrivato a noi dalla Francia; in realtà l'albero della libertà deriverebbe secondo alcuni ricercatori a sua volta dal "Palo di maggio".

Simbolo dell'abbondanza e propiziatorio per raccolti copiosi, il Palo di maggio, di solito un pino sfrondato, era anch'esso ornato in cima con bandiere colorate.

Già nel Medioevo l'Albero di maggio segna una delle numerose feste del calendario in cui si danza a coppie al suono di una specie di cornamusa, tra cani, diversi per grandezza e razza, pecore bianche sorvegliate dal montone e un maiale nerastro (forse il verro coi denti già lunghi).

Del resto, come abbiamo già visto, i Celti per assicurare la fertilità e l'abbondanza delle messi veneravano gli alberi in feste come il "Calendimaggio"; ritorniamo allora ancora una volta alle pratiche dei Druidi e al loro culto per le querce.

Stessa origine, avrebbe allora anche l'"Albero della cuccagna" sul quale fino a poco tempo fa anche da noi si arrampicavano i giovani per raccogliere i doni posti sulla sommità. Dopo aver parlato di Albero di maggio e Calendimaggio non possiamo non fare riferimento ai "maggi" rappresentazioni teatrali ancora molto conosciute soprattutto nel nostro appennino; in questo suggestivo spettacolo popolare è quasi sempre presente un ramoscello piantato in terra a simboleggiare proprio la presenza del bosco.


Nell'immagine l'Albero o Palo di maggio che segna una delle feste del calendario.




Ugo Pellini



La storia di Reggio attraverso gli alberi


© 1996 Giramondo
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