La "rivoluzione del Neolitico"

Con la "rivoluzione neolitica", che da noi avviene nel quinto millennio, iniziano i disboscamenti per far posto alla neonata agricoltura.
Per creare radure artificiali per le coltivvazioni l'uomo incendia la foresta ed è il primo esempio di intervento antropico sul paesaggio che si continua più avvanti con la selezione delle essenze arboree, come la quercia, e la caccia agli animali selvatici.
In queste selve e zone paludose, soprattutto in pianura, l'uomo abbatte i grandi alberi con gli strumenti metallici a sua disposizione, divenuti sempre più perfezionati ed efficienti. I tronchi tagliati gli servono per costruire le capanne, ma anche per i pali di sostegno delle palafitte, mentre il primo impiego del legno a livello artigianale si esplica, con tutta probabilità, nella costruzione di aste per lance e frecce, dei manici per le lance e dei trapani ad arco.
La preparazione del terreno, la semina, la raccolta, la triturazione e macinazione del cibo, sono le sue nuove attività cui si affiancano la filatura e la tessitura della lana e di altre fibre vegetali.
Nella nostra provincia i maggiori insediamenti sono addensati nella zona Ovest, lungo la linea che congiunge Montecchio a Campegine e Castelnuovo Sotto. Esemplare per la sua posizione su un dosso fluviale, l'antico alveo dell'Enza, l'insediamento di Campegine Razza dove sono stati ritrovati resti di Cervo e di Cinghiale. Conosciuto anche a livello internazionale, l'insediamento di Chiozza per il ritrovamento in questa località di una statuetta, scolpita in pietra arenaria, detta "Venere".

Nell'immagine la "Venere" di Chiozza, il più noto reperto preistorico del Reggiano





Ugo Pellini



La storia di Reggio attraverso gli alberi


© 1996 Giramondo
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