VIAGGIO IN GUATEMALA E COSTARICA

di Giorgio e Giovanna

Come premesso, mi accingo a raccontarvi le nostre esperienze di viaggio in Costarica affinché’ possiate avere un’idea di cosa potete aspettarvi in un ipotetico viaggio in quel posto. Premetto, inoltre, che le mie esperienze riguardano il 1995 e quindi può darsi che, a livello prezzi, ma non di sostanza, qualcosa sia cambiato da quella data.
La decisione di andare lì, derivò dal fatto che dopo due viaggi in oriente, Thailandia e Indonesia, volevamo andare sul continente opposto e l’itinerario iniziale, Messico e Guatemala, fu modificato in Guatemala e Costarica a causa di problemi di guerriglia nel Chiapas. Inoltre una nostra amica l’anno prima era stata in Costarica, credo in un Club , ma comunque si era divertita e così siamo partiti. A proposito, eravamo in tre, io, quello che aveva viaggiato meno di tutti, mia sorella, alla quale manca solo l’Antartide, e un nostro amico anche lui accanito viaggiatore. Ci siamo fatti organizzare un tour del Guatemala e un fly and drive di 12 giorni in Costarica. Dopo un eterno viaggio KLM via Amsterdam e Città del Messico, siamo finalmente arrivati a Città de Guatemala in piena note :lì un autista ci ha prelevato e portati in Hotel. Il primo giorno dato che eravamo senza impegni abbiamo esplorato la città che, peraltro, non fa’ una gran bella impressione. Non è un formicaio, almeno il centro, come altre metropoli, ma credo di non aver mai visto così tante armi da fuoco : ogni negozio, fosse una lavanderia o un supermercato, aveva una o più guardie armate di mitra ; nell’ufficio postale, poi, c’era addirittura un plotone tra poliziotti e militari. Abbiamo girato tutto il giorno e, a parte un momento al mercato, dove una signora ci ha detto di nascosto di fermarci un attimo e di stare attenti ad alcuni ragazzi, non ci è successo niente. La sera però, andando in una birreria di fronte all’albergo, dopo cinquanta passi, abbiamo ricevuto così tante occhiate sia a noi sia, in particolare, ai marsupi, che siamo rientrati subito in Hotel perché star fuori ci dava un senso di disagio. Il giorno dopo abbiamo iniziato il tour assieme a due italiani, fratello e sorella, i quali ci hanno raccontato che durante il tour della città la guida non li lasciava quasi aprire neanche i finestrini per precauzione, chissà, non sapremo mai se la città non è poi tanto pericolosa o se eravamo stati semplicemente fortunati. Il tour comprendeva: Antigua, il lago Atitlan, il mercato di Chichicastenango e Tikal. Devo dire che questi posti erano uno migliore dell’altro. Antigua è la vecchia capitale, una piccola e pittoresca cittadina piena di stranieri perché c’è una università americana mi sembra : la sera lì e in questi altri posti si gira tranquillamente, ci sono molti bei locali. Noi eravamo stati alloggiati in un Hotel molto valido, un antico convento di frati, e la reception utilizzava come tavolo l’altare della chiesa ; oltre tutto la sera ci mettevano pure le candele per illuminarlo, tanto che quando rientravamo eravamo incerti se dovevamo chiedere le chiavi della stanza in ginocchio. Il lago Atitlan, con tre vulcani sullo sfondo, è un altro posto che merita di essere visto : sulla sua riva c’è poi un mercatino fornitissimo, con i prezzi più bassi mai visti. Il mercato di Chichicastenango è più turistico ma, comunque molto bello e molto grande. Tikal poi, nella giungla dello Yucatan, è il più vasto sito Maya, con decine e decine di piramidi ancora da scavare per mancanza di fondi. E’ stata una visita stupenda, se si esclude l’attimo in cui, a Città di Guatemala, tre uomini hanno spinto a mano fuori dall’hangar il piccolo bimotore che doveva portarci lì (nonostante le apparenze è stato uno dei voli più tranquilli).
Insomma tutto questo per dire che il Guatemala merita una visita di una settimana, e specialmente è adatto a chi ha voglia di fare acquisti.
Il Costarica è invece un altro pianeta : sarà che viene presentato come la Svizzera del Centramerica, una riserva naturale dove la gente è interessata a mantenerlo tale ed è sensibile all’ecologia, un paese dove dicono sia un buon affare investire, un paese all’avanguardia nella tecnica e nella medicina ed altre amenità del genere....tutte balle, probabilmente queste cose si riferivano ad un altro paese o erano a malapena accettabili solo se il paese veniva confrontato al vicino Nicaragua. Dopo qualche giorno guardavamo le guide che avevamo con molto sospetto : cominciavamo a dubitare che chi le aveva scritte fosse stato corrotto dall’ente del turismo costaricano ! ! ! !
All’arrivo a San Jose ci è venuto a prendere un italiano trapiantato lì (povero lui), che ha esordito con un bella multa all’aeroporto, ci ha raccontato la solita tiritera sui pregi della località, e ci ha accompagnato all’Hotel che avevamo prenotato per la prima notte, un bell’Hotel dove abbiamo conosciuto molti italiani che avevano attività in Costarica che, ogni volta che venivano nella capitale, soggiornavano lì. Questi ci hanno indicato molti luoghi, una ci ha anche dato i depliant del suo albergo, ma conversando con loro ne sono saltate fuori di tutti i colori sui Costaricani, tanto che ci hanno lasciati decisamente perplessi. Abbiamo avuto i primi problemini all’atto di consegna della fuoristrada Suzuki :nonostante già stata pagata anticipatamente e profumatamente dall’Italia tramite Agenzia, la ragazza del noleggio ha preteso un ordine di pagamento Visa in bianco, cosa che per noi tre, tutti bancari, era assolutamente inaccettabile, e altri dollari per un’assicurazione extra che sapevamo di dover pagare ma non così cara. Inoltre abbiamo dovuto assieme segnare su un apposito foglio ogni striscia o botta della macchina in modo che se ce n’erano di extra avremmo dovuto pagarle noi : ciò è anche comprensibile, ma prima di tutto il prezzo di eventuali danni lo avrebbero deciso loro, che avevano il modulo Visa in bianco in mano, e poi la macchina era già piena di botte, graffi e strisci e c’è voluto un bel po’ per segnarli tutti.
Le strade del Costarica meritano un capitolo : sembrano per molti tratti normali tanto che, se uno accelera un po’, diciamo 80 all’ora, nel più bello trova buche anche profonde che, se prese in pieno, possono causare seri danni. E’ necessaria quindi sempre una notevole attenzione anche nei tratti che sembrano perfetti. I cartelli stradali sono decisamente latitanti nella Svizzera del centramerica, gli unici che si vedono in grande quantità sono quelli con scritto "VENDESI" a volte anche dieci al chilometro, si vedono spesso anche quelli con su scritto "AIUTATE I TURISTI", ma questo a noi non serviva, era rivolto a loro perché evidentemente per loro natura non ci arrivano da soli. Che non crediate di trovare cartelli indicatori : i pochi che ci sono hanno posizioni strategiche per non essere visti, però la rete stradale non è tanto sviluppata e quindi in qualche modo si arriva a destinazione. Dopo aver esplorato San Josè ci siamo diretti a Nord-Est, verso il lago Arenal. Pensavamo di fare qualche tappa, ma avendo incontrato il vuoto assoluto, ci siamo fermati a pomeriggio inoltrato a Fortuna, un luogo non pubblicizzato che si è rivelato veramente una fortuna, è stato il più bello (forse l’unico) tra i posti da noi visitati. Era pieno di turisti anglosassoni ed era ben organizzato, con posticini da dove poter prenotare qualche uscita, dove ci capivano pure, si riusciva a telefonare ad un prezzo equo e, nei dintorni abbiamo visitato di notte il vulcano Arenal e ci siamo immersi assieme ad altri turisti nelle sorgenti calde. Il giorno dopo, abbiamo visitato una serie di grotte non attrezzate accompagnati da un ragazzo del luogo che ci faceva da guida, due ore con la pila immersi nell’acqua anche fino alle anche, sicuramente l’esperienza più bella in Costarica. E’ stato un vero caso, per un attimo sembrava di non essere in Costarica, i prezzi erano bassi, le stanze che avevamo affittato pure e, la gente, evidentemente abituata ad avere a che fare con turisti, era anche gentile. Dopo due notti, ci siamo diretti verso il lago Arenal, su una strada segnata come statale ma che avrebbe sicuramente scoraggiato un panzer. Alla fine, e a fatica nonostante la fuoristrada, siamo arrivati a Tilaran, un posto che molte guide ci avevano consigliato come centro principale di attività nella zona. Per presentarvi la località, vi dico che tuttora come maledizione ci mandiamo a Tilaran ! ! !. Una piazzetta quadrata con intorno una serie di pensioncine delle quali ne è stata erroneamente scelta una che ci pareva più evoluta delle altre perché aveva qualche mezzo di comunicazione moderno nella reception. Grave errore : il ragazzo alla reception non comprendeva l’inglese, ovviamente non parlava italiano e probabilmente aveva anche qualche problema con la madrelingua. Abbiamo chiesto una stanza a tre letti con bagno e, dopo cinque minuti di scale e corridoi ci ha condotto su una camera a tre letti.... senza bagno, quando glielo abbiamo fatto notare ha avuto un attimo di crisi ma si è ripreso subito e dopo altri cinque minuti ci ha mostrato una camera con bagno......a due letti ! Infine dopo aver visitato più della metà delle camere della pensione il tipo ha realizzato che una camera a tre letti con bagno non esisteva, ci ha assegnato due camere, e per farsi perdonare ha passato la successiva mezz’ora a trascrivere i nostri passaporti, patente, libretto della macchina e, alla fine avevamo tutti un cognome in più di quando eravamo partiti, tipica efficienza costaricana. Decisamente più brillante di lui si è rivelata la padrona che ha cercato di rifilarci un giretto in lago di mezz’ora alla modica cifra di 150 dollari ! ! ! ! ! La mattina ha chiesto se noi tre volevamo tè, succo di frutta e pane tostato ;siccome a noi andava bene ha portato a mia sorella il tè, a me il succo di frutta e al nostro amico il pane, perfetto, e siccome noi volevamo complicare le cose il tè lo avevamo chiesto col latte e, come per incanto è arrivato un bicchiere di latte tiepido con dentro un bustina di tè. Dopo aver salutato per sempre questa ridente località e specialmente i suoi abitanti abbiamo puntato a nord’ovest, sulla costa pacifica, luogo che una nostra amica l’anno prima aveva trovato piacevole. La nostra guida, scritta da un’irriducibile bird-watchers, riportava tre località definite nell’ordine una molto affollata, l’altra un po’ più tranquilla e la terza poco affollata e riposante. Abituati agli standard italiani, vedi Jesolo, abbiamo optato per la località tranquilla e qui abbiamo scoperto che il suddetto aveva peccato di modestia, la strada finiva in una spiaggia, punto ! Da quel momento abbiamo trovato la chiave di lettura della guida, TRANQUILLA = Deserto dei Tartari, MEDIAMENTE AFFOLLATA = dalle 3 alle cinque case e meno di cinquanta persone, AFFOLLATA = un camping e una pensione, MOLTO AFFOLLATA E SCONSIGLIATA = il minimo indispensabile per non tagliarsi le vene. Abbiamo ovviamente scelto l’ultima, Playa del Coco e ci siamo fermati una paio di giorni all’Hotel le flor de Itabo. Dai depliant pareva Las Vegas, ma in realtà aveva l’aspetto di hotel fuori stagione e, siccome era un hotel di un certo livello, secondo il titolare italiano, aveva il Casinò, mezza stanza con due tavoli da gioco, peccato che però non c’era nell’Hotel nessuna altro oltre a noi per trascorrere serate spumeggianti. Non era poi un posto orrendo questa spiaggia, c’era un ristorante sulla riva e un Karaoke frequentato da pescatori statunitensi ottuagenari che si divertivano a ballare e a cantare con alcune bellezze locali e, la spiaggia stessa, formata da una sabbia nera rimescolata continuamente dalle onde del Pacifico. Le onde non erano alte ma rendevano l’acqua torbida vanificando l’attività di snorkeling. Da playa del Coco abbiamo inforcato la Panamericana e siamo scesi fino ad Jaco, luogo sconsigliatissimo dalla guida perché troppo movimentato. Noi ormai guardavamo con sospetto i luoghi "tranquilli", ed Jaco è considerata la Rimini del Costarica. Prendete il lungomare di Jesolo, tagliatene 300 metri e trasportatele in Costarica, questa è una descrizione ottimistica del luogo, però c’era qualche Hotel discreto e un po’ di vita. La spiaggia però era sporca e i prezzi in alcuni negozi erano addirittura assurdi. Nella zona siamo andati a fare una passeggiata lungo il corso di un torrente che formava dei laghetti e qualche cascata : una bella escursione, nonostante un caldo infernale. Il giorno dopo ci siamo uniti ad un’escursione su uno dei tanti parchi Costaricani, era il terzo o quarto che visitavamo e ogni volta erano 24.000 Lire a cranio e quasi sempre una delusione ; questo non faceva eccezione. Un algerino cattolico naturalizzato costaricano, (della qual cosa era molto fiero...capirai !), ci ha fatto girare tra gli alberi di una foresta armato di un tomo nel quale erano raffigurati tutte le ottocento e passa specie di uccelli. Ad ogni svolazzare di ali nel raggio di qualche centinaio di metri ci indicava tutto agitato la specie della quale si doveva trattare. In tutta la mattina siamo riusciti a vedere quattro pappagalli, a cinquanta metri di distanza, e degli indefiniti battiti di ali. Ah dimenticavo che dal ponte abbiamo visto sul fiume alcuni caimani da frittura (espressione veneziana che definisce i pesci troppo piccoli per essere cucinati in altro modo). Dopo Jaco siamo andati nell’hotel di una di quelle italiane incontrate a San Josè. Il posto è Manuel Antonio e anche questo nei depliant sembra stupendo ma è alla fine di una strada disgraziatissima ed è incastrato tra una montagna alle spalle e un parco. L’hotel era carino, ma sempre semivuoto ; l’unica attrazione della zona era costituita dal parco sul mare che, era grazioso ma niente di più e, pur essendo migliore degli altri visitati neanche questo valeva le solite 24.000 lire sborsate per l’entrata. La proprietaria dell’hotel era in effetti arrabbiata perché l’ente statale dei parchi aveva, giusto quell’anno, aumentato i parchi da 2.400 lire a 24.000, solo per i turisti naturalmente. Forse pensavano che dopo questa dimostrazione di interesse verso i turisti gli stessi dovessero essere riconoscenti magnificando al loro ritorno le bellezze di questo paese. A Manuel Antonio, poi la vita notturna era scatenata ; era un’impresa andare a letto dopo le otto di sera, si riusciva a "tirar tardi" solo andando in qualche ristorante che costava praticamente come in Italia ma in più offriva un piacevole contorno di miseria. Dopo Manuel Antonio siamo tornati a San Jose’ dove abbiamo prenotato un tour di tre giorni sul parco del Tortuguero nella zona caraibica del Costarica. Dal momento che il pullman, partendo da San Josè doveva attraversare mezzo paese per arrivarci, la guida, un ragazzotto costaricano, aveva avuto la brillante idea di effettuare qualche tappa interessante per renderci il viaggio più piacevole. La prima e più pregna di interesse era un boschetto sul bordo di un burrone, dove l’accompagnatore mostrava con soddisfazione a noi, e ad un gruppo di americani, delle tipiche foglie costaricane usate, a suo dir, per pulirsi il "culo". Devo dire a onor di cronaca, che ci ha enunciato il loro nome in latino secondo la classificazione e,. ovviamente, gli americani lo hanno trascritto sui loro appunti ; noi però non siamo riusciti a comprendere l’utilità della sosta.. Non pago della rivelazione ci ha detto, mostrandoci i boschi intorno, che il popolo costaricano ci teneva moltissimo alla conservazione della natura , però quando gli ho chiesto che ci facevano decine di vecchie macchine in fondo al burrone, mi ha risposto con tutta tranquillità che i Ticos per abitudine buttano le automobili vecchie dai burroni ! Strano modo di concepire l’ecologia. Un’altra tappa è stata una piantagione di banane, ma questa almeno era più interessante perché siamo riusciti a scoprire il posto dove l’Uomo dal Monte dice SI’. Il Tortuguero, come tour è stato anche piacevole, qui abbiamo avuto modo di conversare con americani e di scambiare opinioni con altri italiani reduci dal giro del Costarica. Finalmente abbiamo visto qualche animale più grosso di un gatto, c’era qualche bradipo, molte iguane, qualche tartaruga e la solita moltitudine di uccelli. Certo che guardando quei posti non si comprendeva l’oscuro motivo che aveva spinto gli abitanti del Tortuguero a rifugiarsi lì ; Nelle lagune c’erano i coccodrilli, in mare non ci si poteva bagnare perché era pieno di squali e, sul terreno c’era, a detta loro, una curiosa formichina che se pungeva faceva molto male. Ah !, non dimentichiamo l’aria, le serate erano allietate da nuvole di zanzare e loro le zanzariere proprio non le avevano.. La mattina presto ci hanno fatto fare un giro delle paludi in barchetta, noi, altre due italiane e un po’ di americani . Le guide erano così brave a scoprire animali fermi nella palude in mezzo alla nebbia che noi eravamo quasi convinti che tartarughe e iguane in realtà fossero impagliate . Merita di essere menzionato il fatto che in questa zona abbiamo trovato l’unico italiano soddisfatto del Costarica .Era un ragazzo toscano, praticamente gemello del Che Guevara, che partecipava, non ho capito bene, a qualche progetto sociale a Managua, il quale ha detto :"Venendo dal Nicaragua il Costarica mi sembra Las Vegas ! !". Il Tortuguero è stata la nostra ultima tappa, dopo un’ultimo giorno vicino alla capitale siamo finalmente partiti per l’italia.

Giorgio



1. Ho cercato di fare un racconto più scorrevole possibile, evitando troppi luoghi o dettagli che ne avrebbero fatto una semplice cronaca mentre ho descritto molti episodi che dovrebbero riuscire a far capire l’atmosfera che si respirava in Costarica. Se qualcuno vuole dettagli, basta che mi scriva, devo un po’ spulciare guide e depliant, ma posso rispondere con maggior precisione.
2. Quest’articolo Vi spiega come ci siamo trovati NOI , in Costarica, se qualcuno ha avuto più fortuna di noi come prezzi, come periodo o come luoghi, beh allora meglio per lui, a noi è andata così e in tutta sincerità non ci sentiamo di consigliarlo a nessuno perché anche se non ci fossero state queste esperienze "curiose", comunque il Costarica ci sarebbe sembrato un paese insipido.
3. Non è stato il nostro unico viaggio e, alla luce delle esperienze passate e future rispetto a questo viaggio non possiamo che commentarlo negativamente, siamo stati in Thailandia, Indonesia, India, Australia, Egitto, Messico e Marocco oltre ai viaggi in Europa e, per quanto in molti posti ce ne siano capitate "di tutti i colori", ognuno di questi viaggi ci ha lasciato ricordi ed esperienze interessanti tali da lasciarci , alla fine, un senso di soddisfazione, cosa che per il Costarica non è avvenuta.

Giorgio e Giovanna

 

 

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