Cimitrul Vesel


di Giovanni Sonego



Esiste un posto, non lontano dall'Italia, in cui il tempo ha deciso di non scorrere piu'.
E' il Maramures, un angolo di settentrione rumeno incastrato tra Ungheria ed Ukraina.
I villaggi piu' piccoli sono ancora sprovvisti d'acqua corrente e l'energia elettrica
e' considerata un optional, un lusso.

In tutta la provincia si trovano delle splendide lavorazioni in legno. Di abete o di quercia
il legno e' stato il materiale piu' usato per secoli. I cortili delle case
sono ancora introdotti da portali monumentali, intagliati con fantasia.
Le chiese sono in legno e ce ne sono di antichissime. Quella di Ieud e' del 1364.
Sul legno sono stati modellati, nel corso dei secoli, tutti gli stili architettonici,
dal gotico al barocco.

Solo in questo sperduto angolo di mondo poteva nascere Ion Patras, un contadino che,
una sessantina di anni fa, decise di sfidare la morte creando il Cimitrul Vesel, l'allegro cimitero.

Comincio' ad intagliare croci e lapidi, scolpendo scene in bassorilievo dipinte di colori vivaci
e raccontando con semplici rime, spesso spiritose, le vicende terrene di chi
veniva sepolto.

"Io riposo qui e mi chiamo Braieu Toader.
Finche' ero vivo molte cose mi piacevano.
Bere, mangiar bene e andar a donne.
Ho amato molto la vita finche' ho potuto baciare.
Quando sono invecchiato, tutti mi hanno odiato.
Ho lasciato la vita a 73 anni"

"Il mio destino fu di morire sposa promessa
sono morta a causa di un motore.
Vicino al villaggio di Sarasau
un guidatore crudele mi lasciato al suolo".
(una donna uccisa da un treno il giorno del suo matrimonio)

Entrando nel cimitero, la prima impressione e' che il vecchio Ion sia riuscito nel suo intento:
prendere in giro la morte. I colori sono sgargianti. L'effetto d'insieme e' di una
tranquillita' allegra.

Ma se ci si sofferma a leggere le lapidi (a volte basta guardare
i bassorilievi per capire) l'effetto e' esattamente l'opposto. Non e' la morte ad uscire
malconcia da questo cimitero, ma e' la vita.

In poche righe, in una sola immagine, viene raccontata l'intera esistenza di una persona.
In una buona parte dei casi si tratta di vite grame, trascinate inutilmente per anni e
fermate da incidente, una malattia o un suicidio.

Come in una grottesca "Antologia di Spoon River", i morti gridano che avrebbero voluto
una vita migliore, ma non sono riusciti ad averla.

Forse, pero', e' proprio questo il messaggio dell'artista contadino, ideatore del cimitero:
la morte in fondo non e' cosi' brutta. La vita si' dovrebbe farci paura!

Giovanni Sonego

 

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