Il giardino di Filippo Re


Dopo "gli orti e le verzure", le coltivazioni della vite e del gelso all'interno della cerchia muraria, sorge (siamo alle soglie del 18OO) in città un orto-giardino speciale.

E' quello della casa di Filippo Re in via Fontanelli 3, dove l'insigne agronomo compie le sue prime osservazioni e coltivazioni, l'originario giardino di famiglia diventa presto un luogo di studio, attrezzato per la coltura vivaistica e con la presenza di serre per l'acclimatazione delle specie più esigenti.

Le piante coltivate sono all'inizio 900; vi crescono alberi e piante erbacee caratteristiche dei diversi ambienti: piante acquatiche, piante montane dell'ambiente rupestre etc.. In seguito le piante diventeranno 1400 ed è sempre Filippo Re ad occuparsene anche per doveri professionali (ricordiamo che il nostro concittadino è considerato uno dei più grandi agronomi italiani, sicuramente il primo dei suoi tempi).

Esiste una documentazione che evidenzia il commercio e lo scambio dei semi dei vegetali con Parigi, con il Giardino del Museo di Firenze, con l'Orto botanico di Modena e con quello di altre città italiane.

Attorno ad una bella vasca centrale, necessaria per l'innaffiamento dei fiori e delle piante, con di fronte un'ampia serra, l'orto-giardino è composto di tante piccole aiuole a forma di rettangolo e rombo; piccoli viali, delimitati da mattoni, girano intorno ad esse. Quando, circa un secolo dopo, l'orto verrà profondamente trasformato per farne un giardino di gusto moderno, rimarranno dell'impianto originario solo alcuni grossi alberi.

Antonio Cremona Casoli, uno degli ultimi proprietari della casa di via Fontanelli, nel 1941 racconta di avere personalmente visto un altissimo Abete rosso e un altrettanto maestoso Ailanto (Ailanthus glandulosa) che si innalzava al di sopra dei tetti della città e che era visibile persino dalle campagne circostanti. "Era un grande esemplare- racconta Casoli- delle molte pianticelle di Ailanto sulle quali Filippo Re fece parecchie esperienze per la sua proprietà di riprodursi abbondantemente per polloni: esperienze delle quali parla ripetutamente nelle sue opere Re; fu atterrato nel 1890". Tra i giacinti e tulipani, calendule e narcisi l'ultimo degli alberi sopravvissuti è un grande Melograno addossato al muro di casa che ha vegetato nel giardino fino al 1939. Sulla casa di via Fontanelli c'è ancora una lapide con la scritta "In questa casa nacque lungamente abitò e venne a morire Filippo Re e l'orticello qua dentro si gloria di essere stato caro ed utile al principe degli agronomi, 1763-1815". Altro campo di coltivazione e d'esperienza vicino alla città era per Filippo Re il podere detto "Orto" collocato appena fuori porta S. Croce all'angolo del viottolo del "Zappello" o delle Ortolane.; in questo podere vegetava fino a pochi decenni orsono un grandissimo Olmo, un imponente Sambuco e un'alta siepe di Bosso che si ritiene sia stata coltivata dall'agronomo.


Nell'immagine Filippo Re.




Ugo Pellini



La storia di Reggio attraverso gli alberi


© 1996 Giramondo
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