Lo stradone del duca


Quando nel XVIII secolo il duca Francesco III d'Este fa costruire la villa ducale a Rivalta, spostando in questo modo il centro politico fuori dall'urbe, viene di nuovo sconvolto il paesaggio in tutta l'area compresa tra Reggio e Rivalta.

"Per tracciare il giardino -si legge- furono atterrati arbori e case anche dei piccoli proprietari con promessa di risarcimento dei danni facendo permute di terreni..e chi non ubbidiva veniva pignorato".

In compenso nel giardino antistante la villa vennero costruite due vasche utilizzando 1 milione e seicentomila mattoni. Il giardino era circondato da un perimetro murario lungo due chilometri, mentre al suo interno si snodavano diciannove chilometri di siepi alte quattro metri. Il parco era ornato da 350 statue (alcune sparse ora per la città dr) e 400 vasi di agrumi. Il vialone di accesso era di più di tre chilometri e mezzo.......

Lo stradone che da porta Castello conduce a Rivalta viene abbellito con 2000 pioppe e altre piante e stroppe fatte venire dal bosco di Luzzara. Seguono negli anni successivi raccomandazioni per la buona manutenzione "del buon passeggio introdottosi fuori Porta Castello". Lo stesso governatore richiama l'attenzione sullo stradone detto "il mercato" atto al passeggio ombroso perché si curi la manutenzione delle piante innaffiandole. "Sarebbe di gradimento della serenissima signora duchessa....." dice.

Negli anni successivi, e siamo ormai giunti nel 1788, vengono fornite indicazioni per il riassetto dello stradone e ai piantumi, con nota preventiva di spesa anche per la potatura delle pioppe; una volta portata a termine questa operazione il duca decreta sia tolto il mercato dei bestiami bovini sito nei pressi della Crocetta e il Crostolo....... In quegli anni il magistrato del commercio e dell'agricoltura aveva emanato istruzioni ed ordini più in generale sulle alberature stradali "da seguire circa la necessaria e conveniente arboratura a pubblico vantaggio lateralmente e all'interno sulle strade maestre e publiche". I proprietari dei terreni contigui dovevano "entro il termine perentorio della presente autunnale stagione aver rimessi tutti gli alberi mancanti dei fossi laterali internamente a dette strade" e piantare "mori" (sono chiaramente gelsi) prelativamente ad altre piante in non maggior distanza di braccia sedici l'uno dall’altro, di braccia dodici quando la minor larghezza della strada esiga piantagioni di pioppe, e di braccia dieci quando siano salici". Si prescrive inoltre di coltivare, riparare e difendere con spinio in altre maniere possibili le nuove piante fino a che non sono cresciute.

Come al solito si stabiliscono anche le pene per chi non si atterrà alle grida, non solo riferite ai possidenti, ma anche per chi arreca danno alle alberature. Alcune considerazioni su queste ultime grida che ci dicono quali erano allora le essenze usate per le alberature stradali e cerchiamo di interpretare il perché di queste scelte.

Il Gelso era chiaramente utilizzato anche per la coltivazione del baco da seta, così come il Salice mantenuto con il "governo a capitozza", cioè potato a pochi metri da terra. Interessante anche l'utilizzo delle "pioppe", si tratta del Pioppo cipressino che ha un portamento particolare, simile al cipresso appunto. I rami di questa pianta formano una alta chioma colonnare di un bel verde compatto in estate; niente rami laterali quindi che potrebbero ostruire la via. Originatosi probabilmente da una mutazione del Pioppo nero è stato introdotto in tempi antichi dall'Asia centrale per le coltivazioni in parchi e giardini e per le alberature lungo la strade e i viali. Anche se non in buono stato in viale Umberto primo (la via dello Stradone ducale) vegetano ancora dei Pioppi cipressini. Chiaramente non sono gli stessi che costituivano la passeggiata ducale, riescono comunque a dare l'idea dell'antico viale rettilineo alberato, asse di collegamento tra la città e la prestigiosa Villa del duca d'Este.


Nell’immagine i pioppi dello "Stradone del mercato" in un’icisione di Silvester.




Ugo Pellini



La storia di Reggio attraverso gli alberi


© 1996 Giramondo
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