Gli Statuti comunali
Anche a Reggio, quando si allarga la nuova cerchia muraria, (siamo nel 1199 e l'opera terminerà nel 1314) l'agricoltura sta avanzando in tutto il territorio. Viene coltivato infatti anche lo spazio a ridosso delle mura: uno statuto del 1266 stabilisce che siano due cittadini per ogni quartiere a custodire orti e giardini insediati nella loro zona.
L'esasperata politica di estensione e potenziamento della resa agricola comporta una nuova variazione dell'ambiente all'interno del cerchia muraria; Reggio Emilia, dicono gli storici, si fa notare per un'altra serie di statuti singolari.
Nel 1268 viene disposto di eliminare tutti gli alberi che si trovano "a mane vel a meridie" degli orti situati nei sobborghi e presso le fosse della città; la precisazione che vanno abbattuti gli alberi collocati a mattino e mezzogiorno è indicativa perché fa capire che si voleva togliere anche in città ogni ostacolo alla penetrazione solare nei periodi giornalieri di massima forza.
Nel 1311 altri capitoli statutari obbligano a piantare siepi e impongono il taglio degli alberi in città che si trovano in particolari situazioni che possono sfavorire i coltivi. Il caso di Reggio, aggiungono alcuni studiosi che si occupano della storia italiana di quel periodo, costituisce probabilmente un atto eccezionalmente esasperato di volontà colonizzatrice, ma è usato come esempio per far capire le dimensioni del mutamento del paesaggio rurale a partire dal XII° secolo.
Questa tendenza si manterrà identica per circa un secolo e viene ripetuta visto che "...gli alberi di noci, salici, pioppi e querce arrecano gravi danni agli orti e ai verzieri". La serie statutaria subirà solo verso il 1450 un capovolgimento totale: nessuna indicazione precedente viene ripresa. Non sia accenna più ad alberi da abbattere, anzi si condanna chi lo fa, o addirittura chi rivolge la sua mano anche solo alle fronde o alla corteccia.

Nell'immagine una pagina degli statuti reggiani del 1265.






Ugo Pellini



La storia di Reggio attraverso gli alberi


© 1996 Giramondo
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