Lo sfruttamento dei boschi appenninici


Agli inizi del XIV secolo, per salvaguardare l’integrità dei boschi del nostro appennino e regolarne lo sfruttamento vengono emanati degli Statuti. Nelle zone di più alta presenza di castagni come a Toano ad esempio si proibisce di fare entrare e pascolare capre, a Marola alcune "gride" vietano di cogliere le castagne altrui e di appiccare incendi nei castagneti dell’Abbazia.

Che il castagneto sia una risorsa importante lo si capisce anche da un avvenimento particolare del 1315, quando il comune di Reggio decide di annientare la potenza dei Da Palude e la minaccia costante rappresentata dai loro castelli in montagna, tra gli obiettivi della distruzione sono espressamente citati i boschi di castagno.

Altri Statuti sui boschi sono abbastanza singolari: uno, del 1518, emanato a Castelnovo Monti, afferma che nel bosco di Casola si possono tagliare i cerri solo dopo il primo novembre, un altro vieta espressamente di tagliare gli olivi a Borzano (abbiamo già avuto modo di scrivere della presenza di questo tipo di pianta nella zona di Albinea).

Da questi ed altri esempi possiamo dedurre la presenza delle specie vegetali dominanti, in alcuni casi si parla espressamente di faggio, quercia o castagno e del tipo di governo del bosco stesso: ad alto fusto, ceduo, a macchia etc. Anche per quel che riguarda le norme di protezione dagli uomini ed animali alcuni statuti sono precisi: nei querceti e castagneti gli animali sono in generale esclusi durante la raccolta dei frutti, in altri boschi invece il pascolo è escluso in permanenza, in altri ancora ammesso solo in particolari periodi.

Esiste uno Statuto del 1578 che descrive un sistema di rotazione nel bosco "Ogni quindici anni, a turno, una parte del bosco ha un lustro di riposo per ricostituire la produttività; tale avvicendamento consente al bosco di riprodursi e al bestiame di alimentarsi" scrive Odoardo Rombaldi in un suo saggio intitolato "Note sulla struttura della Comunità appenniniche nell’età di mezzo". Questo avvicendamento, che divide il bosco in tre parti, distingue anche le bestie grosse da quelle piccole. Vediamo come funziona:

Quinquennio 1 parte 2 parte 3 parte primo riposo vacche e pecore vacche secondo vacche e pecore riposo vacche terzo vacche vacche e pecore riposo

Non sappiamo quale diffusione avesse questo sistema molto apprezzato da Ludovico Ricci che nel suo "Corografia dei territori di Modena, Reggio e degli altri Stati appartenenti alla casa d’Este" ricorda che certe piante "tengono luogo di prati e giovano al concio delle terre e alla nutrizione degli armenti, anche del verro" Altra norma importante sempre a protezione del bosco è quella emanata in alcuni boschi che impone dei limiti di tempo per i lavori da svolgersi nel suo interno. Insomma si fa di tutto per salvaguardare quel bene, anche patrimoniale, che è il bosco.


Nell’immagine un bosco di faggi nell’Appennino reggiano.




Ugo Pellini



La storia di Reggio attraverso gli alberi


© 1996 Giramondo
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