L'imboscata a Petrarca


Il famoso poeta Francesco Petrarca è protagonista, proprio dalle nostre parti di un episodio cruento che per poco non lo porta alla morte. Attaccato "prope Regium, inimicam urbe" (vicino a Reggio città nemica), si salva percorrendo un sentiero vicino al bosco e trova rifugio a Scandiano.

I fatti si svolgono ai margini del bosco del Fracasso che un tempo si estendeva tra l'attuale Bosco di Scandiano ( che deve il suo nome proprio a questa selva) e Pratissolo. E' lo stesso Petrarca a raccontare l'episodio in una lettera del 23 febbraio 1345 all'amico Barbato di Sulmona contenuta nella sua opera "Rerum familiarum" libro V,10. "........ Essendo arrivati a mezzanotte vicino a Reggio, città nemica, all'improvviso un gruppo di soldati ci assaltano, annunciando la morte con molto clamore. Non c'era il tempo per pensare.

Il tempo, il luogo e la presenza dei nemici rendeva tutto pericoloso; pochi, disarmati, inesperti cosa avremmo potuto fare contro gente armata e addestrata?. La sola speranza era la fuga; anch'io lo confesso mi strappai alla morte e ai dardi.

Quando ormai credevo di essere al sicuro inciampai in un fossato o su un tronco o un sasso, non si poteva scorgere niente nell'oscurità. Il cavallo , mio fedelissimo portatore, inciampa e mi butta a terra con tanto impeto che mi ferisco e rimango inanimato. Raccolgo le forze e risalgo a cavallo; una parte dei compagni ritorna indietro, l'altra continua. Le guide dei sentieri, prive delle indicazioni del cielo e dei luoghi, ferite e spaventate decidono di rimanere fuori strada da dove sentiamo le voci delle sentinelle nemiche non so da quali mura vicine. A questo si aggiunge la grandine mista a pioggia, e tra i tuoni la paura di morire. Se la raccontassi tutta la storia sarebbe lunga.

Passiamo una notte veramente infernale a cielo scoperto e giacendo per terra, mentre il dolore al braccio ferito cresce sempre più. Non erba per dormirvi, non le fronde di un albero o l'arco di una rupe per ripararsi, ma la nuda terra, il cielo torbido e Giove irato, la paura degli uomini e delle fiere e tra tutte queste cose temibili il corpo ferito. Quando la prima luce incerta mostra tra i rovi il primo sentiero vicino ai boschi, lasciamo quei luoghi sospetti, accolti entro le mura di una città amica chiamata Scandiano. Veniamo poi a sapere che per tutta la notte un gran numero di cavalieri e fanti è rimasto nascosto presso le mura per catturarci e poco prima del nostro arrivo se ne è andato spinto dalla tempesta". Dalle parole del poeta si può facilmente capire che non deve essere stata per lui un'esperienza piacevole; non era però la prima volta che Petrarca passava dalle nostra parti, anzi solo pochi anni prima aveva avuto modo di apprezzare la bellezza dei nostri boschi.

In occasione di un suo soggiorno a Parma, ospite dei Da Correggio, risalendo l'Enza era giunto in un bosco chiamato di Selvapiana; era rimasto talmente affascinato dalla bellezza del luogo che, sono ancora sue parole "...ripresi a scrivere l'Africa (una sua opera famosa) e svegliata l'ispirazione che sembrava assopita, quel giorno scrissi poco, e i giorni successivi sempre un poco.....". .


Nell'immagine Francesco Petrarca.




Ugo Pellini



La storia di Reggio attraverso gli alberi

© 1996 Giramondo
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