ANTONIO
RIELLO

Intervista di
Francesco Frigieri

Come si pone il tuo lavoro rispetto alle attuali tendenze dell'arte contemporanea italiana ?
Credo esista un filo ideale che parte dalle esperienze dell' inizio degli anni sessanta di Pino Pascali e Piero Manzoni e si dipana, seppure in modo contorto e non lineare, fino ad oggi. Questa attitudine trasversale - non riferibile quindi direttamente nè a programmi nè a gruppi - potremmo chiamarla, per usare un termine provvisorio e puramente convenzionale, "ludico-concettuale". Recentemente (1995) un importante esposizione fatta in Germania per cercare di documentare "lo stato delle cose" di questa attitudine è stata chiamata ("Italienischer Ironischer Konzeptualismus") "Concettualismo Ironico Italiano": potrebbe essere questa una altra definizione possibile per dare un nome a questa attitudine. Il mio lavoro si può senz'altro assimilare all'interno di questo tipo di contesto artistico, peraltro forse non ancora sufficientemente e adeguatamente indagato e codificato da un punto di vista critico.
Ci sono altri artisti italiani della tua generazione che condividono questo modo di vedere l'arte con i quali la tua ricerca interagisce ?
Si, diversi. Per citarne solo alcuni con cui ho diviso, tra l'altro, anche varie esperienze espositive ed in taluni casi anche vere e proprie opere "a quattro mani": Corrado Bonomi, Alessandra Galbiati, Francesco Garbelli.
A proposito di te si parla spesso di cattiveria e di "Humor nero". A ragione o a torto ?
A ragione credo. Anche se la risposta va comunque articolata meglio. Tra i territori dell'immaginario collettivo meno esplorati dall'arte contemporanea c'è il mondo del crimine. La curiosità morbosa che ispira questo tema e le sue varianti mi ha fatto pensare a suo tempo che meritassero una mia visita come artista. In particolare attira la mia attenzione la crudeltà domestica: i delitti e le violenze che accadono "al sicuro", cioè in casa. Il contrasto tra "casa dolce casa" e il lungo repertorio mondiale di incredibili ferocie consumate quotidianamente tra le pareti domestiche credo sia una delle cose più sinistramente affascinati ed inquietanti del nostro panorama sociale. Forse, qualcuno dice, alla base di questo mio interesse c'è il "genius loci": la parte d'Italia nella quale sono nato, il Veneto, è il luogo deputato degli "home-killer" più clamorosi. (Maso, ecc.ecc.). Anche il mondo delle truffe e della felicità a buon mercato, nei suoi aspetti perversi e contraddittori, mi attira comunque moltissimo ed è una delle fonti da cui traggo idee.
Mi sembra che anche la criminalità organizzata ti abbia suggerito dei lavori. Cosa mi dici in proposito.
Ho realizzato una installazione nel 1994 alla galleria Halskratz - Falzone di Mannheim, in Germania, dal nome "Mafia Reliquien" che ricostruiva dei frammenti di interni "mafiosi". Realizzando oggetti e arredi decorati con simboli o scene di uccisioni, e più in generale di violenze, ho voluto insistere sulla povertà intellettuale ed estetica dell'ambiente malavitoso, ignorando deliberatamente ogni considerazione morale. L'arma migliore per smontare le mitologie negative non è certo la retorica ma l'ironia. L'installazione consisteva in una serie di tavole apparecchiate (con tovaglie, posate, bicchieri e piatti appositamente realizzati e decorati) e in una serie di vassoi in ceramica.
Anche i bambini sembrano un tuo bersaglio, come mai ?
Ma perchè sono la "sancta sanctorum" della retorica casalinga e, più in generale dei cosiddetti "buoni sentimenti". L'infanzia è quasi sempre la vittima predestinata dei luoghi comuni sulla bontà. Pensando a ciò ho realizzato i biberon e i bavaglini decorati con i ragni, le caramelle avvelenate ("Baby Roulette Russa"), i patiboli realizzati con i mattoncini della LEGO, il MONOPOLI a cui sono stati sostituiti case e alberghi con prostitute di varie razze.
Mi sembra di cogliere una passione anti-retorica nel tuo lavoro ?
Esattamente. Il mio nemico principale, oltre all'arte che annoia, è la retorica, che spesso ha accompagnato, e continua ancora purtroppo ad accompagnare, molta arte contemporanea.
E l'ironia che posto ha ?
E' semplicemente uno strumento che sento molto congeniale e che cerco di dosare con molta attenzione e cura. L'altro strumento che prediligo è il paradosso, questa specie di cortocircuito logico che tanto mi affascina. Ironia e paradosso sono in realtà cose molto serie capaci di svelare contraddizioni e luoghi comuni.
Qual è il tuo modello ?
E' un modello letterario o comunque affine alla letteratura. Più precisamente è un genere letterario: La Fantascienza. Intendo dire che, come uno scrittore di fantascienza, mi piace immaginare (realizzandone alla fine dei frammenti che diventano dei reperti) dei mondi paralleli, sottolineando, appunto attraverso il paradosso e l'ironia, le affinità e le differenze rispetto alla realtà. Penso sempre ad un opera come ad una possibile chiave per viaggiare in uno di questi mondi paralleli. Naturalmente anche il passato e il futuro appartengono a questi luoghi dove mi piace viaggiare e fantasticare.
Progetti per il futuro ?
Naturalmente diventare sempre più "cattivo"...... Sto lavorando ad un progetto piuttosto ampio che diventerà operativo probabilmente alla fine di quest'anno e che sarà legato a tutta una serie di nuovi lavori. Non vorrei anticipare niente di più per ora. Realizzerò comunque anche degli altri nuovi lavori di grandi dimensioni, tipo quelli che ho recentemente esposto a Milano.


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