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25 Maggio 1999
"UN VIAGGIO UMANITARIO A NOVI SAD"

Biljana Perovic, residente a Modena dal 1993 ma originaria serba, è appena tornata da Novi Sad. Obiettivo del suo viaggio: portare in Ungheria, salvandoli dai bombardamenti, 22 cittadini jugoslavi - 12 bambini accompagnati da 10 madri.
Biljana, già dall’inizio della guerra, assieme ad un gruppo di amici modenesi, aveva cercato di ospitare in città alcuni connazionali, soprattutto donne e bambini. La sua richiesta, giunta all’Ufficio minori della Presidenza del consiglio e all’Ambasciata italiana in Ungheria, era partita dal Comune di Modena, appoggiata dall’Arci e accompagnata da una lettera del Sindaco Barbolini. Ma i tempi burocratici l’hanno costretta a partire.
Giramondo è andata a intervistarla.

Quali ostacoli hai incontrato durante il viaggio?

Nessun problema, per fortuna. Appena superata la frontiera ungherese però, ho avuto la sensazione di entrare in un paese deserto, c’era un silenzio assolutamente surreale.
Come ti è apparsa la vita a Novi Sad?

Nel centro la gente vive in modo apparentemente normale. Vige la legge marziale e quindi molte attività: negozi, banche ed altri servizi, sono costretti a rimanere aperti. Il cibo si trova, manca però la benzina, il caffè e le sigarette.
Che segnali hai colto dai racconti delle persone?

La gente ha molta paura: è fascismo puro. Le prigioni sono piene di intellettuali, artisti e chiunque sospetto di idee contrarie al regime. Moltissimi uomini vengono chiamati alle armi e se non si presentano rischiano almeno due anni e mezzo di reclusione. Le famiglie sono divise.
Sei riuscita nel tuo obiettivo? Hai trovato una sistemazione per le mamme e i bambini?

Sono andata in Ungheria dove la situazione è allarmante; ci sono all’incirca 150 mila profughi serbi. Ho contattato amici che abitano lì ma non sono riuscita a trovare una sistemazione possibile. I prezzi degli alloggi sono alle stelle ed è quindi impensabile riuscire ad ospitare 22 persone.
Come pensi di procedere in questa missione?

Innanzitutto voglio ringraziare le persone che mi hanno aiutato ed insieme a loro vorrei ridefinire le linee di questo intervento. Bisogni ce ne sono tanti, iniziando dalle medicine per arrivare a sistemazioni sicure, lontane dalle bombe.
Vorrei cogliere questa occasione per estendere l’invito a chiunque volesse unirsi a questa missione lasciando i riferimenti del conto corrente: 10980006/00000010/4082005 aperto presso la Creditanstal con l’intestazione "per i bambini di Novi Sad e Belgrado" intestato ad Anita Brzakovic.





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Mi ha colpito molto la storia di Biljana. Altrettanto mi ha colpito il racconto di un'altra ragazza serba; si chiama Biljana anche lei, e tiene un diario pubblicato quotidianamente da La Repubblica. Sentite il suo racconto: "Oggi sono andata a salutare un'amica in partenza per l'estero. Portava con sé soltanto le cose più preziose: il biglietto di andata e la figlia. Il marito, l'appartamento, e gli amici, invece li ha affidati a me. Quando è partita, ci siamo salutate, scusandoci l'una con l'altra. Io pensavo di dovermi scusare perché resto. Lei, piangendo, si scusava perché se ne va. "Non lo faccio per me - mi diceva - io potevo ancora resistere. Ma è mia figlia che è invecchiata". Proprio così. Invecchiata. La figlia ha appena due anni." E poi aggiunge: "Oggi sono particolarmente felice di non avere figli. Non é che non li desiderassi. Il fatto é che la responsabilità di creare una nuova vita in un mondo dove le vite non valgono niente, non sono ancora pronta ad assumermela.". Io mi chiedo se i cosiddetti "civili" (ma del resto, chi credeva di colpire la NATO con questa guerra?) potranno mai ritornare a una vita normale, quando tutto sara' finito...
anna, modena

Finalmente adesso è tutto finito (ma parliamo sottovoce che non si sa mai!!) ..
Alessia, Reggio Emilia

w i russi . Senza spendere e sopratutto uccidere hanno ottenuto i loro risultati
calimero the boss, padova

se i risultati dei russi erano portare a casa $ ci sono sicuramente riusciti
oleg, Cavriago

forse a questo punto conviene trasericisi a Novi Sad, piuttosto che a Bologna, con "Rudolph" Guazzaloca, i saluti romani e la "tolleranza zero"
Valerio, Bologna

Cazzo vuoi ?
Ginoland, Modena

 
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