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"LA PEDIATRIA E' POLITICA"

Baby and Child care del dottor Spock è ritenuto, dopo la Bibbia, il libro più venduto nel mondo occidentale.
Lui, l'autore, Benjamin Spock, scomparso il 16 marzo scorso, è il 'papà del mondo', il guru della pediatria del nostro secolo, uno dei protagonisti più irrequieti della seconda metà del '900.
Pubblicò per la prima volta il suo vademecum sull'educazione nel 1946 e lo rivide ogni 10 anni fino a farlo diventare un testo completamente diverso dall'originale. Dalle prime posizioni tese a combattere la 'pedagogia del ceffone' finì per parlare di "amorevole severità e disciplinata tenerezza".
I suoi critici più agguerriti gli imputarono la contestazione degli anni '60, la rivoluzione sessuale, la droga e gli altri 'mali', patrimonio dei figli del boom demografico conosciuti anche come 'generazione Spock'. Ma lui era consapevole che i movimenti sesantottini scaturivano dal clima sociale e politico e non dai propri insegnamenti. "Non sono stato io a far diventare rivoluzionari i bambini, piuttosto sono stati loro a far diventare rivoluzionario me".
D
enunciato per aver creato il manifesto dei genitori permissivi Spock corresse il tiro delle proprie teorie convinto di non essere stato capito. "Stavano confondendo flessibilità con permissività - dichiarò una volta - "stavano passando dalla rigidezza al più totale lassismo".
T
ra i dieci comandamenti del dottor Spock ne vorrei ricordare uno che non fu mai oggetto di ripensamenti: "non educate i vostri figli alla competizione. Non abbiamo bisogno di superuomini ma di capire il mondo".
Gli altri insegnamenti del pediatra che cambiò il modo di considerare il bambino recitano così: rispettate il bambino e fatevi rispettare da lui, pochissima televisione, pensate meno alla carriera e più al bambino, ascoltatene i bisogni emotivi, non umiliatelo, date il buon esempio e non risparmiate sull'amore.
Voi cosa ne pensate del testamento lasciato dal rivoluzionario dottor Spock che all'età di 90 anni lottava contro l'embargo di cibo e farmaci a Cuba, era a favore dei genitori single e a difesa del latte materno?

Lucia Oddo





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Non e' mai facile parlare di educazione dei figli. Tutti sono convinti che il loro modo di allevarli sia il migliore. Di Spock so poco, lo confesso. Probabilmente avevo male interpretato anch'io il suo insegnamento. Credevo che il suo insegnamento si potesse riassumere in "niente sberle!". Come in molti altri campi, comunque, la cosa importante e' l'obiettivo che ci si prefigge come genitori. Una volta stabilito l'obiettivo, le cose da fare vengono di conseguenza (sembra facile!). Molti vogliono educare i figli perche' siano piu' intelligenti; altri perche', una volta cresciuti, siano ricchi. Altri perche' non abbiano mai problemi di salute. E cosi' via. A me piacerebbe che i miei figli, crescendo, diventassero persone felici. E mi pare che la strada indicata da Spock, riportata da Lucia nel suo articolo (Non abbiamo bisogno di superuomini ma di capire il mondo), vada proprio in quella direzione.
Giovanni Sonego, Modena

Un giorno, tra amici, ci si chiedeva che cosa desiderassimo maggiormente insegnare ai nostri figli (reali o virtuali) e io dissi la stessa cosa che ha detto Giovanni. Ma il solito puntiglioso del gruppo mi chiese che cosa intendessi per felicita', perche', obietto', uno puo' educare alla felicita' nel senso di tenere i propri figli il piu' possibile lontani dalle cose dolorose e secondo lui questa non era una buona educazione. Ripensando in questi termini, concordai con lui.
Daniela Grenzi, Modena

"Stavano confondendo flessibilità con permissività - dichiarò una volta - "stavano passando dalla rigidezza al più totale lassismo". Benissimo. Ma che vuol dire? Mi spiego: per quale pubblico scriveva il dottor Spock? Per quello occidentale, ci dice sia pure indirettamente Lucia Oddo nel suo bell'articolo. Dunque permissivismo o lassismo sono i principali cascami di una cultura che riguarda il nostro mondo, America del nord ed Europa, piu alcune colonie sudasiatiche. E i tre quarti dell'umanita' dove li mettiamo? I bimbi supersfruttati che lavorano per un dollaro al giorno nel Bangladesh sono pure loro vittima di una cultura permissiva o lassista, ergo edonistica, ergo consumistica? E nel permissivo occidente, siamo proprio sicuri che non esistano larghe sacche nell'ambito delle quali i ragazzi crescono con ben altri valori di riferimento del supposto lassismo o permissivismo trasformati in un luogo comune senza alcuna preganza semantica se non di tipo autoreferenziale (della serie parliamoci addosso)? "Non educate i vostri figli alla competizione. Non abbiamo bisogno di superuomini ma di capire il mondo". Benissimo. Ma che vuol dire? Che dovremmo insegnare ai nostri figli che la tanto decantata globalizzazione (immagino che tutti siamo d'accordo nel ritenerla un sinonimo di competitivita') e' un bluff, in inganno, uno strumento al servizio delle Confindustrie di tutto il mondo evoluto (quindi del lassismo e permissivismo e della relativa e conseguente idelogia del libero consumo in libero mercato)? E questo che pensiamo? Ma allora si abbia il coraggio di dire ai propri figli che non v'e' maggiore liberta' dell'essere liberi dalla schiavitu' del possesso (che sempre genera competizione) e che non devono cercare fortuna e ricchezze, lavori ben retribuiti e carriere prestigiose ma sola la propria via all'autentica realizzazione di se', e non seguire l'esempio dei propri genitori coi loro infiniti e stucchevoli conflitti di coscienza nati sulle pagine del dottor Spock.
Pepe, Modena

Leggendo e rileggendo il contributo di Lucia Oddo e gli interventi che mi hanno preceduto, due sono le parole che maggiormente mi hanno colpito: FLESSIBILITA' e FELICITA'. Quale il significato che io do a queste parole chiave (non le uniche) dell’educazione? Flessibilita’: e’ chiaro che per vivere in una qualsiasi societa’ (dalla famiglia alla scuola, dalla societa’ civile al villaggio globale) occorre riconoscere e rispettare delle regole. Ci sono due modi per educare a questo: ritenere le regole “flessibili”, le rispetto fino a che ci riesco, fin dove sono capace con il mio massimo impegno, oppure con “flessibilita’” perseguo il raggiungimento del rispetto delle regole, sapendo che non sara’ facile, intraprendo un cammino graduale. Flessibilita’ nell’educazione ritengo sia la seconda: accompagnare con rispetto e gradualita’ di modi e tempi verso regole certe, ben definite, verso obiettivi precisi; e sottolineo accompagnare. Felicita’ e star bene con se stessi e con gli altri: come educare alla felicita’? Aiutare a capire, non ad accettare; aiutare a scegliere, non ad appropriarsi, aiutare a raggiungere, non ad ottenere; aiutare a scegliere le regole, non ad accettarle, aiutare a capire le tabelline, non a impararle a memoria... aiutare a scoprire tutti i giorni l’acqua calda che qualcun altro a gia’ scoperto il giorno prima... AIUTARE A CAPIRE! Forse sono cose condivisibili che uno puo’ scegliere per se, ma come proporle ai propri figli (e perche’ no, ai propri studenti)? Accompagnando lungo i percorsi e non valutando i risultati finali. Quante volte abbiamo ammirato un elaborato di nostro figlio senza chiederci come ci e’ arrivato? Come ricorda la tabellina, come e perche’ ha costruito quel castello con i lego, perche’ quel disegno, da dove quel mal di pancia... Impariamo a leggere le tappe, le dinamiche anche del percorso piu’ banale e accompagnamo con l’autorevolezza che ci viene si’ dall’esperienza, ma soprattutto dalla voglia di capire. Uno che ci sta provando.
Fabio Poggi, Modena

Non sarebbe ora di cambiare argomento?
Maurmoro, Sassuolo

24/11/2000
Vorrei sapere se è ancora in commercio questo libro, e come si intitola.
Alberto Turci, modena

30/09/2006
Mi è piaciuto e mi son permesso di linkarlo sul mio blog: www.lupoabruzzese.ilcannocchiale.it Spero faccia piacere. Cordialità
Giovanni Pizzocchia (87.18.178.128) , Sulmona

 
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