Tralicci e tumori: Quali pericoli per la salute

Un rapporto dell'Istituto Superiore di Sanita' riprende in esame il possibile rischio di leucemia per i soggetti, soprattutto i bambini, piu' esposti ai campi elettromagnetici a bassa frequenza.
Di Luca Carra - Gennaio 1996
Maggio 1991. Ted e Michelle Zuidema di San Diego, California, fanno causa alla locale compagnia elettrica, imputando ai fili dell'alta tensione che passano a pochi metri da casa il tumore della figlia di quattro anni Mallory. La bambina sarebbe stata espos Nella storia, questa e' stata una delle prime cause legali intentate contro le compagnie elettriche per un presunto rischio cancerogeno.
Da allora, l'elettricita', un bene in continua crescita e il simbolo stesso del progresso e del benessere, e' accusata di provocare il cancro (soprattutto leucemie infantili, linfomi e tumori al cervello) attraverso le sue irradiazioni elettromagnetiche a pericolosita' di rasoi e asciugacapelli, tostapane e televisioni, telefoni e impianti stereo. L'elettrofobia abbraccia sostanzialmente tutti gli apparecchi elettrici che usiamo in casa e al lavoro. Ma c'e' un imputato principale, di fronte al quale gli alt distribuzine elettrica. Gli elettrodotti, che fino a quel momento potevano suscitare perplessita' di ordine estetico, vengono ora percepiti come una potenziale minaccia alla salute. Come gli inceneritori, le discariche, le industrie chimiche e le centrali fonti di onde a frequenza maggiore, quali i radar, le emittenti radiotelevisive e le antenne di telefoni cellulari. Si conia il termine "Smog elettromagnetico", un nuovo fattore di rischio che andrebbe a combinarsi con altre forme di inquinamento e che sar di stress, insonnia e infertilita'. Su questo sospetto si alimentano gli incubi di quanti sono alla disperata ricerca di una responsabile per malattie apparentemente senza causa. Ma ben presto ci si accorge che il fenomeno dell'inquinamento elettromagnetic superstizione e delle paure irrazionali. Forse queste voci hanno un fondamento, per quanto questo sfugga ancora alla certezza scientifica.
Dalla Svezia i primi segnali
A partire dal 1979 le piu' importanti riviste biomediche del mondo (American Journal of Epidemiology. Lancet ecc.) cominciano a pubblicare studi epidemiologici e sperimentali che ipotizzano la nocivita' dei campi alternati emessi dalle linee elettriche. E dell'elettricita' arriva in Europa. I primi a dibattere la questione sono i paesi scandinavi, che commissionana una serie di studi epidemiologici. Dopo una lunga serie di studi infruttuosi, nel 1992 una ricerca svedese, diretta dall'epidemiologo del Karoli correlazione tra leucemia infantile e vicinanza alle linee elettriche. Secondo questo studio - finora il piu' raffinato mai condotto in materia - chi vive a una distanza inferiore a 100-150 metri da un grosso elettrodotto corre un rischio doppio di contra elettrodotti. Tuttavia lo stesso ricercatore svedese ammette che i risultati di questa ricerca si basano su appena quattro casi di cancro in piu' nei bambini. Secondo le statistiche nazionali, infatti, nella popolazione di mezzo milione studiata da Ahlbom contro i 142 trovati. Visto sotto questa luce, il rischio costituito dagli elettrodotti appare modesto e non del tutto comprovato.
I risultati degli studi epidemiologici
Dal 1992 a oggi sono stati condotti molti altri studi epidemiologici sulla possibile cancerogenicita' dei campi elettromagnetici, condotti sia sulla popolazione residente vicino alle linee elettriche sia sui lavoratori piu' esposti ai campi elettromagnetic elettriche). Gli esiti di questi studi hanno dato risultati completamente discoranti: alcuni studi sembrano infatti provare un rischio, altri invece non hanno trovato nulla di cui preoccuparsi. Di fronte a risultati cosi' controversi, e' dunque molto diffi
I dati dell'Istituto Superiore di Sanita'
David Savitz, docente di epidemiologia all'Universita' del North Carolina e autorita' riconosciuta in materia, si mostra molto prudente. "Credo che allo stato attuale possano avere ragione sia i difensori sia i detrattori dei campi magnetici " spiega. "Ma bilancia pende verso gli studi positivi. SOMMANDO TUTTI I RISULTATI OTTENUTI FINORA, CHI E' PIU' ESPOSTO RISCHIEREBBE ALMENO IL 40 PERCENTO IN PIU' DI QUELLO MENO ESPOSTO". Un raporto appena pubblicato dall'Istituto Superiore di Sanita' conferma i sospetti critica delle evidenze scientifiche " , si legge nel rappporto, "si ritiene credibile un'interpretazione causale dell'associazione fra leucemia infantile ed esposizione a campi magnetici a 50-60 herz, anche se permangono problemi interpretativi legati alle possibili variabili di confondimento".
Non c'e' ancora una spiegazione biologica
Cioo' che rende ancora cosi' incerta l'esitenza di questo rischio e' la mancanza di una spiegazione biologica convincente di come i campi elettromagnetici potrebbero provocare una leucemia. Secondo una delle ipotesi piu' accreditate, queste radiazioni a ba di melatonina, l'ormone secreto dall'ipofisi e che sembra avere un ruolo importante nel tenere a bada lo sviluppo di tumori. Ma ci troviamo ancora nel regno delle ipotesi speculative, che attendono una conferma sperimentale. In attesa che la scienza facci l'eventualita' di un "cancro elettrico", molti si chiedono se fin da ora sia possibile prendere delle precauzioni contro questo nuovo possibile fattore di rischio. Qualche consiglio utile lo da' Granger Morton, professore di ingegneria e scienze politiche "prudent avoidance". La sua filosofia potrebbe essere riassunta cosi': "Se vedi un ostacolo, non andare a sbatterci contro. Sterza prima, anche se non sei ancora sicuro se sia un miraggio o un muro di cemento armato". Secondo le indagini condotte dalle USL di Rimini e Ivrea, le persone piu' a rischio sarebbero coloro che vivono in un raggio di poche decine dimentri dalle grandi linee di distribuzione elettrica e dai trasformatori di corrente, ma anche coloro che lavoran eccessiva di elettrodomestici. "Il rischio cancerogeno rappresentato dai campi elettromagnetici e' ancora da verificare", spiega Paolo Bevitori, specialista in questo settore presso la Usl di Rimini.
E' necessaria una informazione corretta
"La popolazione non va terrorizzata, ma informata correttamente", conclude Paolo Bevitori. "Anche perche', se questo rischio verra' confermato, bisogna ricordare che si tratta di un pericolo meno insidioso di altre minacce ambientali, come l'inquinamento d Per non parlare del fumo, la cui comprovata pericolosita' e' di molti ordini di grandezza superiore. Quando si raggiungera' una ragionevole certezza a questo riguardo, bisognera' pensare seriamente a come ridurre l'esposizione ai campi elettromagnetici, ma abitati o interrandole".


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